La Didattica di Evolution
a cura di Paola D'Agostino
Storie di Fossili Ceresini
Un giacimento paleontologico unico al mondo ... e da valorizzare
Da oltre un secolo e mezzo numerosi studiosi e istituti di ricerca si occupano di indagine paleontologica nelle rocce triassiche dei monti San Giorgio, Pravello e Orsa riportando alla luce fossili di grande importanza scientifica oltre che di straordinaria bellezza. Di particolare interesse sono i resti appartenenti ad antichi rettili marini: migliaia di scheletri fossilizzati raggruppabili in una trentina di specie diverse, tra cui alcune rare o addirittura uniche. Il loro studio ha consentito di ampliare le conoscenze sulla vita di 230 milioni di anni fa e ha permesso di elaborare ipotesi sull'aspetto, sul comportamento e sulla storia evolutiva di creature ormai estinte. Le scoperte, gli studi e le pubblicazioni scientifiche hanno dato fama mondiale al nostro patrimonio fossile, rendendo il sito paleontologico dei monti San Giorgio, Pravello e Orsa uno dei meglio studiati al mondo e un punto di riferimento per i paleontologi che si occupano del Triassico medio.
I PRINCIPALI GENERI DI RETTILI FOSSILI RINVENUTI
TANISTROFEO: il rettile dal lungo collo
Il tanistrofeo fu uno dei rettili più strani vissuti nel Triassico ed anche uno dei più grandi, potendo raggiungere da adulto i 6 metri di lunghezza. Aveva un collo spropositato, lungo più della metà dell'intero corpo! Collo che però, essendo costituito di poche vertebre enormemente allungate, si piegava con difficoltà. Per cui si suppone che l'animale trascorresse la maggior parte del proprio tempo in acqua, tenendo il collo teso in avanti orizzontalmente e nuotando con movimenti ondulatori del tronco e della coda. Aveva una piccola testa, dotata di denti acuminati molto utili per infilzare pesci e molluschi cefalopodi. I giovani tanistrofei, il cui collo in rapporto a quello degli adulti era più breve, dovevano trascorrere invece molto tempo sulla terraferma: la loro dentatura lascia infatti supporre una dieta a base di insetti. Per gli studiosi l'aspetto del tanistrofeo, e in particolare il lungo ed esile collo, resta comunque un difficilissimo enigma da risolvere e sul suo modo di vita sono state proposte diverse ipotesi contrastanti.
Scheletro di Tanistrofeo
PLACODONTI: i rettili dai denti piatti
I placodonti, rettili marini che vissero esclusivamente nel periodo Triassico, avevano una dentatura peculiare, costituita da denti piatti e lisci adatti a schiacciare e triturare gusci di molluschi e crostacei. Il muso appuntito o dei denti anteriori a scalpello servivano invece a stanare le prede dalla sabbia o a staccare le conchiglie dagli scogli. Il corpo dei placodonti era tozzo e, in alcune specie, provvisto di una corazza appiattita. Questi rettili non erano bravi nuotatori perciò vivevano presumibilmente in prossimità della costa, nuotando in acque poco profonde.
Schema dei denti di alcuni generi di rettili placodonti
Scheletro di placodonte dl genere Placodus
NOTOSAURI: i rettili rematori
Anche i notosauri vissero solo nel Triassico e, data l'abbondanza di loro ritrovamenti, sono considerati il simbolo dei giacimenti paleontologici del nostro territorio. Si tratta di rettili semiacquatici, dunque adattati al nuoto solo parzialmente, che cacciavano le loro prede in acque costiere. Il gruppo dei notosauri comprende diversi generi e specie ma l'aspetto è più o meno per tutti simile a quello di lucertole dal collo lungo, dalle zampe muscolose e dalla coda appiattita lateralmente. Gli arti e la coda erano adattati per offrire una buona spinta nel nuoto. In alcuni generi le costole e i cinti risultano pesanti e robusti per vincere la tendenza al galleggiamento e aiutare l'animale a stare sul fondo durante la caccia. Vi furono notosauri di piccole dimensioni, come i neusticosauri lunghi 20 o 30 centimetri, e generi più grandi, come il Serpianosauro di 80 centimetri e il Ceresiosauro di 2 metri e mezzo di lunghezza.
Una curiosità: i notosauri sono considerati gli antenati dei plesiosauri, i famosi ed enormi rettili marini dal lungo collo ai quali è legata la leggenda del mostro di Loch Ness.
Fossile e modello interpretativo di Ceresiosauro (per gentile concessione del Museo Cantonale di Storia naturale di Lugano
Rettile fossile del genere Neusticosaurus (per gentile concessione del Museo Cantonale di Storia Naturale di Lugano)
ITTIOSAURI: i rettili dall'aspetto di pesci
Gli ittiosauri furono eccellenti nuotatori, avevano infatti il corpo idrodinamico e perfettamente adattato per la vita in mare: muso lungo, corpo affusolato e zampe a forma di pinna rendevano queste creature abili e scattanti nel cacciare pesci e molluschi cefalopodi in acqua. Gli ittiosauri non erano tuttavia in grado di uscire sulla terraferma, pertanto anche il meccanismo di riproduzione si era modificato in modo che le femmine non dovessero deporre le uova all'asciutto, ma le potessero incubare nel proprio addome, partorendo poi in mare aperto figli già ben formati e subito in grado di nuotare.
Gli ittiosauri più frequenti nei nostri siti paleontologici appartengono al genere Mixosaurus, rettili che raramente superano il metro di lunghezza. Molto più grande, con i suoi 5 metri e 80 centimetri, è invece il Besanosaurus: un ritrovamento spettacolare non solo per le dimensioni, che lo rendono il più grande ittiosauro rinvenuto in Italia, ma anche per il fatto che si tratta di una femmina gravida, che conserva alcuni embrioni all'interno del proprio corpo.
Due diversi ittiosauri conservati sulla stessa lastra (per gentile concessione del Museo Cantonale di Storia naturale di Lugano)
Il Besanosauro era un grande rettile specializzato per la vita in mare (illustrazione di D. Bonadonna)
TICINOSUCO: il "coccodrillo" del Ticino
Il Ticinosuco fu un rettile terrestre, un temibile predatore che si aggirava su coste e isolotti a caccia di vittime. L'unico esemplare completo, rinvenuto in Ticino, misura circa due metri e mezzo e ha l'aspetto di un coccodrillo ma con gli arti in postura più eretta. I denti erano acuminati e delle piastre ossee ricoprivano il dorso. Si tratta di una specie interessante per gli studiosi in quanto appartiene a quel gruppo di rettili da cui si pensa si siano evoluti i dinosauri.
Fossile e modello interpretativo di Ticinosuco (per gentile concessione del Museo Cantonale di Storia naturale di Lugano)
Modello di Ticinosuco (realizzato da S. Pezzoli)
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