L’Evoluzione dei Cavallucci Marini

 

Fossil Seahorses and other Biota from the Tunjice Konservat-Lagerstätte, Slovenia, di Jure Zalohar & Tomaz Hitij, Siri Scientific Press, Manchester, UK, ISBN 978-0-9574530-4-3 (2014), Lingua inglese, Hard Cover, 176 pp, 47 illustrazioni, 173 foto a colori, 69.99 sterline

 

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All’inizio dell’anno, la casa editrice inglese Siri Scientific Press di cui ci siamo già occupati (qui e qui), ha sorpreso piacevolmente il mio interesse con il nuovo libro sull’evoluzione dei cavallucci marini, argomento su cui non è facile reperire letteratura. Questi graziosi animaletti hanno solleticato la fantasia umana per migliaia di anni. Già gli uomini del lontano passato (dalle tribù primitive, ai Fenici, ai Greci ai Minoici etc...) hanno per secoli subito il fascino dei cavallucci marini, e le loro numerose rappresentazioni sono state portate successivamente alla luce dagli archeologi in tutto il mondo. La medicina cinese gli ha da sempre attribuito importanti proprietà curative, e ancora oggi è comune l’uso dei poveri animaletti catturati e seccati a migliaia ogni anno, contribuendo pesantemente alla loro decimazione.

Come è fatto un cavalluccio marino? E’ un pò uno scherzo della natura, composto da “parti” di altri animali... testa di cavallo, torso di canguro, occhi di camaleonte e coda di scimmia per ancorarsi alle piante marine!

Il giacimento di cui il libro di Zalohar e Hitij ci raccontano è quello delle Tunjice Hills in Slovenia. I primi studi sul sito sono iniziati già nel 19 secolo, quando la Società Geologica austro ungarica iniziò a mappare il territorio alla ricerca di nuove fonti di carbone. Negli anni molti studiosi hanno collezionato una grande varietà di fossili che oggi sono conservati al Museo di Storia Naturale della Slovenia.

I fossili risalgono all’Oligocene e al Miocene, testimoniano le trasformazioni geologiche che hanno interessato la Slovenia, che milioni di anni fa era ricoperta dall’acqua. Gli scavi hanno portato alla luce intere barriere coralline, composte da coralli, gasteropodi, bivalve, echinodermi, brachiopodi, serpulidi, ma anche resti di pesci e grandi mammiferi (rinoceronti, altri ungulati e coccodrilli).

 

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Man mano che il mare di Tunjice si trasformava, l’area era abitata da conifere, granchi, mangrovie, proboscidati che migravano tra l’Africa e l’Eurasia, mentre squali, razze e balene nuotavano nel mare aperto.

Nel 1997 a Tunjice Hills furono scoperti blocchi di marl e argilla che contenevano resti fossili mai ritrovati prima, si trattava di abbondanti scheletri di pesci teolostei, insetti e piante. Questa esposizione è conosciuta come Coprolitic Horizon, così chiamato per l’abbondanza di escrementi fossilizzati di vertebrati (pesci, uccelli e mammiferi marini) risalenti al Miocene medio.

I più importanti pesci ritrovati nel Coprolitic Horizon sono i Syngnathidae, meglio conosciuti come cavallucci marini e pesci ago, una numerosa famiglia di pesci d’acqua marina, (nei record fossili anche di acqua dolce e salmastra) con spiccate peculiarità fisiche che hanno una eccezionale forma di riproduzione: la gestazione maschile. I Syngnathidae sono abbastanza bene rappresentati nei record fossili, dal mar Mediterraneo al mar Nero, e sono stati trovati anche nell’Europa centrale e in California. I Syngnathidae sono divisi in due sottofamiglie: Syngnathinae che comprende i pesci pipa (con corpo allungato e sottile e lungo peduncolo caudale) e i draghi di mare (simili ai cavallucci marini ma con postura orizzontale), e gli Hippocampinae, che include i cavallucci marini (postura eretta, verticale, coda prensile).

 

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Tunjice Hills è attualmente il sito paleontologico che presenta la più grande varietà di Syngnathidae al modo: qui sono stati trovate varie specie di pesci pipa, una specie di pesce pipa verme, il più antico dragone di mare, pesci pipa nani, cavallucci marini e relativi antenati nani.

Dal 2007 al 2009 sono stati condotti scavi sistematici alle Tunjice Hills, e sono stati ritrovati i resti fossili del più antico cavalluccio marino e del pesce trombetta nano al mondo, che hanno fatto scalpore nella comunità scientifica mondiale, e Tunjice è stata riconosciuta come una delle scoperte paleontologiche più sensazionali del secolo.

Queste nuove specie sono state incluse nella lista delle 100 nuove specie più straordinarie del pianeta. Il libro di Zalohar e Hitij racconta di questa scoperta che classifica Tunjice come Konservat-Lagerstätte di importanza mondiale.

Il libro è riccamente ilustrato, scritto a quattro mani da due studiosi che del sito raccontano ogni ritrovamento, anche il più piccolo, nei minimi particolari. In lingua inglese, Fossil seahorses è un appassionato resoconto di un sito che ha meravigliato gli stessi studiosi. Se volete saperne di più sugli antenati di uno dei fossili più affascinanti del mondo, Fossil Seahorses è sicuramente il libro che fa per voi.

Buona lettura!

 

Diana Fattori ©