Cassina 2008

Per chi ha la natura nell'anima


di Sergio Pezzoli

 

In stato vegetativo, buttato sul divano... due belle e grasse vesciche sotto gli alluci, una spalla dolorante e gli strascichi di un'infezione alle vie aeree superiori, sembrerebbero le "ferite di guerra" di un reduce da una spedizione sul K2... ma non è proprio così.


Come da tre anni a questa parte ho partecipato alla campagna di scavi paleontologici, condotti dal Museo Cantonale di Storia Naturale di Lugano, in località Cassina a quota 900 metri circa sulla strada che porta alla vetta del Monte San Giorgio.

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Ad inizio campagna di scavo è necessario trasportare tutto il materiale e gli approvvigionamenti sino a quota 900 metri...generalmente viene impiegato un elicottero.

 

L'attività di ricerca quest'anno è durata 5 settimane, un periodo piuttosto lungo viste le difficoltà per raggiungere il punto di scavo partendo dall'abitato di Meride, posto a 586 metri di altitudine, ma la passione per la ricerca e l'emozione della scoperta mi fanno rendere conto solo ora della stanchezza accumulata.

Lo staff era composto da volontari, già da anni impegnati in simili iniziative, da alcuni studenti dell'Università dell'Insubria di Como e Varese, da due esperti preparatori Sergio Rampinelli (preparatore anche di Ciro, il famoso dinosauro italiano) e Urs Oberli.

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Alcune fasi di scavo a Cassina, due mostri sacri della paleontologia "tecnica" a confronto Sergio Rampinelli, il migliore dei preparatori italiani e Urs Oberli famoso ed importante preparatore elvetico.

 

Il responsabile dei lavori è Rudolf Stockar che, da buon elvetico, sul campo è pignolo come un orologiaio! Tale precisione ha dato però i suoi frutti: in tre anni di scavo i reperti recuperati sono innumerevoli, di immenso valore scientifico e esteticamente di pregio.

I dati raccolti nel corso delle campagne hanno permesso di rivisitare tutta la stratigrafia dei livelli fossiliferi di "Cassina". L'attento lavoro di recupero ha consentito di ottenere del fantastico materiale da studio e la possibilità in futuro di ottenere nuovi dati paleogeografici, oltre che nuove informazioni sulle singole specie.

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Alcune fasi di scavo presso la località "Cassina", sulla sinistra estrazione di un pezzo su lastra operata da Rudolf Stockar e Sergio Rampinelli, sulla sinistra la tipica ricomposizione di alcuni frammenti di lastra da parte di Sissi Gandolla e Simona Daverio della Università dell'Insubria di Varese

 

La ricerca di fossili in località Cassina iniziò in realtà negli anni ‘30 ad opera prima del prof. B. Peyer e poi di E. Kuhn-Schnyder.
Durante questi scavi, nel corso degli anni, sono stati rinvenuti molti importanti reperti, tra cui esemplari di rettili appartenenti ai generi Tanystropheus, Macrocnemus, Ceresiosaurus e pesci del genere Saurichthys.
L'attività di ricerca sul campo oggi è molto cambiata rispetto a quanto si faceva nei primi decenni del secolo scorso: la caccia al pezzo da Museo, di grandi dimensioni e perfettamente conservato, non è più l'unica priorità. Il lavoro non si limita alla sola estrazione del fossile ma si procede contemporaneamente alla raccolta di una vasta serie di dati correlati.
Ogni reperto, non appena rinvenuto, viene marcato e collocato stratigraficamente con precisione, viene orientato sul piano di scavo e misurato rispetto a dei riferimenti assoluti, presi precedentemente e validi su tutto il piano di scavo. Tutti i dati, una volta analizzati a tavolino, serviranno per le ricostruzioni paleoambientali (per esempio verificare la presenza di eventuali correnti deposizionali).

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Il primo reperto rinvenuto sullo scavetto di "Costa" un osso, probabilmente una costola, di un piccolo notosauro

 

Il fossile, una volta estratto, viene poi accuratamente "impacchettato" e preparato per la movimentata spedizione a valle.

Ad oggi, presso il nuovo scavo di Cassina (attivo dal 2006) sono stati raccolti oltre 100 pesci del genere Saurichthys, oltre a pesci di altri generi, resti di rettili, di invertebrati e di piante.
L'importanza dei ritrovamenti ha immediatamente restituito nuova linfa alla ricerca paleontologica sul Monte San Giorgio e, in occasione dello Swiss Geoscience meeting 2008, il Museo Cantonale di Storia naturale di Lugano ha stilato un primo resoconto sui risultati ottenuti. Di estrema importanza è stata la collaborazione tra il Museo ticinese e l'Università degli studi dell'Insubria di Varese.

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La scelta dello scavo di "Costa" avvenuta nel Giugno del 2008 dopo una serie di valutazioni effettuate dal MCSN

 

Questo anno in contemporanea allo scavo principale a quota 930 metri ne è stato aperto un altro "di sondaggio" a circa 1000 metri. Lo scopo principale era indagare la stratigrafia dei livelli. I livelli fossiliferi che affiorano sul Monte San Giorgio non sempre appaiono di facile decifrazione: l'inclinazione dei livelli di sedimentazione e la fitta presenza di faglie piu o meno grandi crea sovente grossi problemi nel mappare gli affioramenti.

Il sondaggio in questa nuova località, denominata "Costa" perché situata a lato del sentiero principale, è cominciato con lo sbancamento della copertura di terra e il taglio vegetazione superficiale, che ha richiesto una settimana di lavoro. Solo in seguito è stato possibile intraprendere l'attività di ricerca scientifica vera e propria, sfogliando la roccia strato dopo strato, così come si sfoglia un libro pagina per pagina.
Si è potuto verificare che l'affioramento è collocato all'interno della formazione detta "Cava superiore", vista la tipologia dei sedimenti e dei fossili recuperati: frammenti di rettili del gruppo dei notosauri, pesci, invertebrati e una spropositata quantità di coproliti, ossia escrementi fossilizzati molti dei quali contenenti resti ossei. Nei livelli di Cava superiore sono stati recentemente condotti degli scavi dal Dr. Heinz Furrer, professore di paleontologia presso l'Università di Zurigo conclusi nel 2005.

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Fase di scavo in località "Costa", da notare la prossimità al sentiero, le piccole dimensioni dello scavo trattandosi di un cosiddetto "assaggio" e l'estrema pulizia del piano, necessaria in modo particolare vista la frammentarietà della superficie

 

La giornata del "cavatore"

La sveglia suona verso le 6:15. La stagione estiva sta giungendo al termine e l'aria del mattino è piuttosto frizzante...
Il gruppo di ricercatori si raduna a Meride, alle pendici del Monte San Giorgio e, sorseggiato un caffè caldo, ognuno si carica il proprio zaino in spalla e si incammina per l'ascesa.
La salita, che dura poco più di un'ora di cammino, richiede un discreto allenamento...
La prima tappa è il ricovero della Parrocchia in località Cassina, dove è stato portato e stipato il necessario per la sopravvivenza...
Per prima cosa viene acceso il camino all'interno del ricovero per permettere agli abiti madidi di sudore di asciugarsi. Indossati gli abiti da lavoro si sale verso i due punti di scavo. Parte del gruppo si ferma allo scavo principale e la piccola squadra "dei Ranger" si reca cento metri più su, al piccolo scavo di sondaggio. Naturalmente io faccio parte di questo gruppo di valorosi! Un ampio tendone ripara i ricercatori dal sole e, soprattutto, dalla pioggia.
Sullo scavo è necessario costantemente alternare i momenti dedicati alla ricerca dei fossili a momenti dedicati alla pulizia della superfici di lavoro: una piccola distrazione potrebbe infatti determinare un avanzamento dello scavo sfasato rispetto alla stratigrafia e questo è il modo più facile di perdere un reperto.

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Un reperto dello scavo di "Cassina" da notare il consolidamento della lastra, le tracce di connessione, i dati sull'orientamento e sull'inclinazione il numero dello strato ed a fianco, il simbolo che evidenzia il lato superiore esposto

 

Le rocce triassiche del San Giorgio sono finemente stratificate: un susseguirsi di straterelli calcarei separati da pacchetti di dolomia più spessa e da alcuni livelli di antiche ceneri vulcaniche. E' facile quindi immaginare come la perdita di una piccola parte di uno straterello (a volte dello spessore inferiore al millimetro) possa inficiare la fatica fatta per recuperare un esemplare completo.
Dopo una mattinata dedicata alla ricerca si scende presso la baitina per il pranzo e un po' di riposo. Il pasto è sempre abbondante e termina con una tanica di caffè. L'animo si rinsalda, le forze vengono recuperate e si è pronti a procedere con il lavoro fino al tardo pomeriggio.

A sera tutti i fossili vengono trasportati presso il ricovero e durante la discesa ci si dedica a chiacchiere a tema paleontologico...e non solo


La discesa presenta frequenti "fuoripista" per la presenza di Neria, la micologa del Museo cantonale, in cerca dei meravigliosi contorni per la cena che solo il San Giorgio può offrire...

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Alcune "prede"della giornata di scavo....

 

Tirando un po' le somme, l'attività di ricerca paleontologica sul Monte San Giorgio è sicuramente impegnativa, sia dal punto di vista fisico sia scientifico. Ma, alla fine, gli sforzi profusi sono ampiamente ripagati dalle grandi soddisfazioni che si ottengono e dall'armonia e amicizia che regna nel gruppo dei partecipanti!Smile

Copyright 2008 © Sergio Pezzoli