IL PRINCIPE DEI BOTANICI


Carlo Linneo, grande naturalista del settecento, protagonista al Museo cantonale di storia naturale di Lugano


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Al grande Carlo Linneo, in occasione dei 250 anni dalla pubblicazione della decima edizione del Systema naturae (1758), la sua più grande opera di catalogazione della natura, è dedicata una mostra tematica, allestita presso il Museo cantonale di storia naturale di Lugano, ubicato in Viale Carlo Cattaneo 4, all'interno del Parco Ciani. La mostra rende omaggio a Linneo tramite una serie di pannelli descrittivi, immagini esplicative, proposte interattive, vetrine che espongono testi antichi, e racconta della sua vita, del suo pensiero e delle sue fondamentali innovazioni in campo scientifico.


Paola D'Agostino


 

Un omaggio a Carlo Linneo (1707-1778)

 


A 250 anni dalla pubblicazione della decima edizione del Systema naturae (1758), il suo grande catalogo della natura


La nostra storia potrebbe iniziare: "C'era una volta in Svezia un botanico che per guadagnare tempo, si mise a nominare le piante, gli animali e i minerali a lui noti, con una combinazione di due parole (binomio). Un po' come il nostro nome e cognome. L'accorgimento funzionò tanto bene che oggi, un quarto di millennio più tardi, lo si utilizza ancora universalmente".

Un nome, un destino


Il nome del botanico in causa è: Carolus (Carl) Linnaeus, Carlo Linneo in italiano. Carl in onore del re di Svezia Carlo XII e Linnaeus dal cognome che suo padre, pastore luterano, adottò al momento di entrare all'Università. Nella Svezia di allora, infatti, tra la gente di campagna, non si usavano i cognomi, necessari (e allora meglio se latineggianti) solo per compiere degli studi. Il papà di Linneo fece capo a Linnaeus, riferendosi ad un vecchio tiglio che dominava la sua casa natale; nel locale dialetto, infatti, Linn significava tiglio.


Che sia stato questo cognome ad aver segnato il destino e l'affermazione di Carl come botanico, è simpatico da raccontare. Fu però senza dubbio più determinante la passione e l'amore per le piante che suo padre gli trasmise, coltivando con lui, sin da piccolo, un giardino ricco di specie e rifiutandosi di insegnargli nuovi nomi di piante se non ricordava i precedenti. Di Linneo sono le parole (1745): "questo giardino sin dall'infanzia infiammò la mia mente di un inestinguibile amore per le piante".

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D'altra parte non sarebbe bastata la sete di conoscenza e la ricerca di una chiave per catalogare i viventi, a giustificare il contatto continuo di Linneo con le piante, in natura e negli orti botanici. Linneo era un appassionato giardiniere; quando si occupò dell'Orto botanico di Uppsala (1741) portò, in brevissimo tempo, le specie in coltivazione da 200 ad oltre 3000. Non smise mai inoltre, accanto alla redazione delle sue opere più scientifiche, di descrivere con parole poetiche le bellezze della natura. Lui stesso scrisse che al cospetto della Natura si sentiva: "Come un bambino con gli occhi spalancati di fronte a nuovi giochi".

Quanto al suo nome, nel 1761 Linneo fu conferito del titolo nobiliare e da allora si chiamò: Carl von Linné.

Al massimo della sua fama ebbe pure numerosi soprannomi: il Principe dei Botanici (epitaffio che lui stesso volle apposto alla sua tomba), il Plinio del Nord, il Secondo Adamo.

Per i naturalisti d'oggi, dagli scienziati fino agli appassionati, Linneo è semplicemente: L.. Questa iniziale è accollata a un numero prodigioso di nomi di organismi viventi, da un canto a segnalarci che fu proprio Linneo a descriverli e definirne il nome latino, e dall'altro a dimostrarci la straordinaria eredità che ha lasciato.

Infine il suo nome è portato dalla Linnaea borealis L., una piccola piantina della famiglia delle Caprifoliaceae, presente anche in Svizzera. E' stata dedicata a Linneo da uno dei suoi amici: Frederik Grenovius (1739). Fu però Linneo a farne la descrizione nel suo Species plantarum (1753) e a pubblicarne il binomio, per questo è la sua iniziale (L.) a figurare accanto al nome della piantina.

Questo fiore appare in tutte le raffigurazioni relative a Linneo, rappresentando una sorta di leggenda per tutte le generazioni di botanici.


Un Uomo del suo tempo


Lo scorso anno, in occasione del trecentenario della sua nascita, molto si è scritto e raccontato su Linneo. N'è emersa una figura complessa e affascinante. Un uomo ricco di sé per certi versi, ma colmo di una passione naturalistica, vera misura e stile di vita per lui. Vale la pena evocare alcuni tratti del suo personaggio.

Linneo è innanzi tutto un Uomo del suo tempo, che crede profondamente in Dio e nel Creato. Per Linneo, la Natura è creazione di Dio; tante sono le specie quante ne aveva create all'inizio, in forma eterna e immutabile, l'Essere Infinito. Le specie sono poi spontaneamente disposte secondo un progetto divino in un sistema naturale che si presta alla classificazione.

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In Species plantarum (1753) scrive: "L'Uomo cosciente della sua onnipotenza osserva che il mondo è un teatro, ornato in ogni parte dei miracoli supremi della saggezza onnisciente e che in verità egli vi è invitato come un ospite, affinché riconosca la magnificenza del Signore, rallegrandosi delle delizie presenti".

Linneo è persuaso dunque che l'Uomo è ministro supremo del governo della natura, deve osservare la bellezza del Creato. La vera e unica vocazione del naturalista (la sua) è di comprendere e mettere in luce l'ordine divino.

Queste visioni sono espresse chiaramente nell'Introduzione delle sue maggiori opere e si contrappongono al pensiero che si affermò, circa un secolo dopo, con l'evoluzionismo.

Un altro aspetto che merita di essere evocato, è la figura di Linneo come appassionato e carismatico insegnante. Nell'Auditorium Carolinum Majus dell'Università di Uppsala conosciamo un Linneo che invita ed esorta gli accademici a promuovere delle peregrinationes intra patriam a scopo di raccolta, studio e ricerca. Lui stesso accompagna i suoi studenti in frequenti escursioni (herbationes) attorno ad Uppsala e Hammarby. Queste escursioni erano celebri, vi partecipavano centinaia di studenti e pure semplici invitati. In divisa e armati di retino, i partecipanti erano guidati alla ricerca di piante, insetti e minerali. La conduzione di Linneo e le sue dimostrazioni erano coinvolgenti ed accompagnate da musiche e intrattenimenti.

Un allievo di Linneo gli scrive: "Senza essere il più meritevole tra i vostri allievi, mi impegnerò ad essere infaticabile nel raccogliere tutto ciò che potrà esser degno della vostra dotta curiosità".

Affascinati dal suo carisma, alcuni allievi, che lui chiamo "Apostoli", partirono per conto di Linneo, alla scoperta dei nuovi mondi per raccogliere e portare al Maestro, ignote specie da descrivere. Erano viaggi assai avventurosi e molti vi sacrificarono la vita. Il loro ricordo fu assicurato però dallo stesso Linneo che utilizzò i loro nomi per battezzare diversi generi di piante.

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Linneo durante una lezione all'aperto con i suoi allievi

L'Uomo che cambiò la scienza

Linneo è talora definito come l'Uomo che cambiò la scienza. Tuttavia per molti aspetti, le sue principali innovazioni sono state concepite prendendo spunto da conoscenze già esistenti, applicate da lui però in maniera metodica e pregnante. Di seguito ne descriviamo i tratti salienti.


La classificazione di Linneo, la Natura in ordine

L'enorme varietà di specie è stata sempre oggetto di riordino da parte degli studiosi. Aristotele (350 a.c.) fu il primo che tentò una classificazione sistematica dei viventi, seguito in età romana da Plinio il Vecchio (79 d.c.) e successivamente dai famosi erbari e bestiari medievali. Dal 1500 le cose si complicarono a causa della quantità di nuove specie scoperte nel Nuovo Mondo. Le piante ad esempio passarono dalle 500 specie enumerate da Leonard Fuchs (1501-1566), alle 6'000 descritte da Caspar Bahuin (1628-1705), illustre botanico svizzero. Per catalogare tale "macedonia", diversi naturalisti proposero dei sistemi di classificazione artificiali, basati in pratica su raggruppamenti definiti considerando la presenza o meno di uno o pochi caratteri distintivi (ad esempio: animali a sangue caldo o a sangue freddo).


Nel 1735 Linneo sintetizzando tutto quanto già pubblicato offrì la sua personale soluzione, nella prima edizione del "Systema Naturae". Divise il mondo naturale in tre regni: Minerale, Vegetale e Animale e li ordinò gerarchicamente. Ogni regno comprendeva più classi, le classi gli ordini, gli ordini i generi e questi ultimi, le specie. Ogni pianta o animale o minerale occupava una sua casella all'interno della scala gerarchica, senza sovrapposizioni. Curioso notare che nel Regno dei Vegetali, Linneo aveva incluso, oltre alle piante con fiore e quelle senza (Cryptogamia), i funghi, le spugne e i coralli!

Come i suoi predecessori, anche Linneo adottò una classificazione artificiale cercando le similitudini tra gli organismi sulla base di pochi caratteri. Era però consapevole che un sistema di classificazione naturale, basato sul grado di parentela tra organismi, sarebbe stato migliore. In Philosophia botanica (1971) scrive con lungimiranza: "Non c'è speranza di trovare nel nostro tempo un sistema naturale [di classificazione]. Forse appena i nostri lontani nipoti potranno farlo". Così è stato, la classificazione moderna si è infatti arricchita di strumenti quali le caratteristiche genetiche e biochimiche dei diversi organismi; criteri che permettono di tracciare meglio i livelli d'affinità naturali e i rapporti evolutivi.

Se per gli animali Linneo non fornì una classificazione diversa da quella dei suoi predecessori, il suo contributo nella sezione dedicata ai vegetali, si rivelò innovativo. Linneo applicò al regno vegetale, in modo sistematico, il criterio della struttura dell'apparato riproduttore, ordinando le piante in base al numero di stami e pistilli presenti nel fiore. Nel suo sistema, chiamato poi Sistema sessuale, identificò in base al numero di stami 24 classi di piante, suddivise poi in sottoclassi secondo il numero di pistilli.

Al di là dagli apporti concettuali, il Sistema sessuale di Linneo ebbe breve applicazione nella storia della botanica; all'inizio del secolo successivo, fu già sostituito da altre proposte che prendevano in considerazione per definire i vari insiemi, combinazioni di caratteri morfologici e non solo il fiore.


La nomenclatura binomiale di Linneo, a Natura in due nomi

Prima di Linneo, i botanici erano soliti nominare le piante con una descrizione di più parole (detta polinomio), ossia un sostantivo e più aggettivi qualificativi a descrizione delle caratteristiche o proprietà della pianta. Non vi erano regole precise. Oltre ad essere di difficile memorizzazione, i polinomi differivano talvolta da un autore all'altro e a causa della continua scoperta di nuove specie, erano destinati ad aumentare sproporzionatamente di lunghezza. Ad esempio il nome del geranio era composto di una settantina di parole.L'idea di Linneo fu semplice ed efficace. Propose di assegnare ad ogni specie vegetale (e poi pure animale), due soli nomi: il binomio. Una sorta di nome e cognome.

Il primo nome, il "cognome", indicava il genere, cioè la "famiglia" d'appartenenza (gruppo di specie affini che condividono un certo numero di caratteri); il secondo, il "nome", designava la specie, in pratica la caratteristica che permetteva di distinguere il dato organismo da tutti gli altri.

Con la nomenclatura binomiale tutte specie potevano essere descritte in modo univoco, i loro nomi potevano facilmente essere memorizzati e servire quale riferimento per i nomi popolari.

Inoltre la nomenclatura binomiale rappresentava un sistema aperto, un genere poteva sempre inglobare altre specie e nuovi generi potevano essere creati, senza aumentare il numero di termin descrittivi.

Linneo con la nomenclatura binomiale confermò inoltre l'utilizzo del latino quale lingua di riferimento, l'unica neutrale e conosciuta da tutti gli uomini di scienza.

Alcuni tentativi di utilizzare due soli termini per nominare le piante furono compiuti, ben prima di Linneo, da altri botanici, in particolare dal già citato Caspar Bahuin. Linneo ebbe il solo ma grande merito di applicare la nomenclatura binomiale in modo sistematico a tutti i viventi, introducendo una semplificazione decisiva per la scienza.


Così se la Piantaggine maggiore, erba comune delle nostre zone calpestate e marginali, si chiamava prima di Linneo: Plantago foliis ovatis glabris (Piantaggine a foglie ovali e glabre), dopo Linneo fu semplicemente: Plantago major L.. E l'Abete bianco, oggi Abies alba Mill., un tempo era indicato dalla frase Abies conis sursum spectantibus seu mas; la patata, da Solanum caule inermi erbaceo, foliis pinnatis integerrimis, divenne Solanum tuberosum L.


Oggi per essere valido e riconosciuto, un nome specifico deve essere accompagnato da una descrizione che consente di distinguere la specie da tutte le altre. Deve inoltre rispettare le norme espresse nei Codici internazionali di nomenclatura che sono diversi per animali, piante, funghi e microrganismi. E' utile spiegare che oggi, dietro il binomio scientifico, è segnalata: l'iniziale o l'abbreviazione del nome dell'autore che per primo ha descritto e nominato la specie o che ne ha effettutato una revisione a livello di nomenclatura o classificazione. Dopo l'autore è segnalata pure la data di pubblicazione del binomio.

Gli erbari

Lo studio e la determinazione di un gran numero di piante furono possibili per Linneo solo grazie all'allestimento d'erbari, ossia le collezioni di piante stese e pressate tra fogli di carta. Scriveva in Philosophia botanica (1751): "Un herbarium è migliore di qualsiasi immagine e necessario per qualsiasi botanico".

Nella tecnica d'allestimento degli erbari, Linneo portò un contributo inedito. Infatti, indicò che gli esemplari essiccati dovevano essere attaccati ai fogli con colla di pesce, specificatamente, "uno per pagina" e "i fogli non dovrebbero essere legati". Ciò pare ovvio al giorno d'oggi. In realtà, gli erbari allestiti prima del 1750 erano costituiti da volumi rilegati, con pagine riempite da diversi esemplari. Ciò comportava una assai difficile consultazione; occorrevano complicati indici e non era possibile riorganizzare il materiale quando si acquisivano nuovi campioni. Linneo fornì dunque precise (e preziose istruzioni) per l'allestimento d'erbari più pratici e duraturi.

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Frontepiziodel Systema Naturae, l'opera più conosciuta di Linneo e il Sistema di classificazione delle piante secondo Linneo, in base al numero di stami e pistilli. Tavola disegnata da Ehret (1707-1780), botanico e disegnatore tedesco

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Scorcio dell'erbario storico di Alberto Franzoni (1816 - 1886), conservato al Museo cantonale di storia naturale.

La storia potrebbe finire così: "La semplificazione introdotta dal botanico svedese permise di nominare l'intero vivente conosciuto, dal batterio, al più grande mammifero. Ma cosa importa a noi persone comuni del nome di piante, animali e via dicendo? Dal profilo scientifico, la risposta viene da sé. Da quello pratico, basta pensare alla distinzione tra funghi commestibili e non, alla lotta agli insetti dannosi, alle piante che scegliamo e coltiviamo nei nostri giardini, ai batteri che causano una malattia o l'altra. Sono solo alcuni degli esempi in cui qualsiasi azione presuppone che si sappia con chiarezza di che cosa si parla e che ci consentono di capire quanto l'utilizzo del doppio nome, per indicare le diverse specie sia quotidiano ed essenziale per tutti noi".

Il nostro caro Linneo avrebbe dunque di che rallegrarsi oggi. Mai stato troppo modesto aveva, infatti, scritto al volgere della sua vita: Ho fondamentalmente riorganizzato l'intero campo della storia naturale, innalzandola fino all'altezza che ha raggiunto ora. Dubito che qualcuno possa sperare di fare dei progressi in questo campo senza il mio contributo e la mia guida". In un certo senso è proprio così.


Pia Giorgetti

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