Identificata in Italia per la Prima Volta al Mondo l'Ambra Grigia (Ambergris) fossile.

di Nando Musmarra

 

Era dal 1979, cioè da quando Alvarez & Alvarez sostennero che lo strato di iridio identificato nei dintorni di Gubbio potesse avere un'origine extraterrestre, avanzando l'ipotesi che l'estinzione dei dinosauri fosse dovuta ad un mega evento meteorico, che l'Umbria non conquistava le prime pagine nelle cronache internazionali di paleontologia.

Un'equipe di studiosi, composta da Angela Baldanza, Roberto Bizzarri e Paolo Monaco (dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Perugia), Federico Famiani, (Scienze e Tecnologia, Università degli Studi di Camerino), Roberto Pellegrino e Paola Sassi (dipartimento di Chimica, Università di Perugia), hanno identificato per le prima volta al mondo l'ambergris (ambra grigia) fossile, in un sito paleontolgico nei pressi della cittadina di Allerona, in Umbria. Lo studio, pubblicato lo scorso mese dalla prestigiosa Geological Society of America, prende in esame 25 grandi strutture, distribuite su un area di 1.200 mq., ascrivibile al primo Pleistocene.

Gli studiosi, durante una spedizione geologica con l'obiettivo di studiare i più vecchi sedimenti marini risalenti al Pleistocene (1,75 miliono di anni fa), sono stati incuriositi dalla morfologia elongata delle strutture, composte da strati disposti elicodailmente verso il centro della concrezione. Anche l'inusuale grandezza delle strutture, che variano in diametro dai 30-60 cm. per le più piccole, fino a raggiungere i 60-120 cm. per le più grandi, è stata di stimolo per gli studiosi. A restringere il cerchio delle ipotesi sull'origine delle strane concrezioni ha contribuito la presenza nelle strutture dei resti fossilizzati di "becchi" dei cefalopodi, principale fonte di cibo per i capodogli.

Ad un'analisi preliminare, le strutture fossilizzate, ricche in carbonato di calcio, presentano molecole di origine organica, che sarebbero compatibili con l'attività digestiva di grandi mammiferi, rafforzando la tesi  che questi  strani fossili siano il prodotto intestinale dei capodogli che nuotavano nei mari dell'Umbria circa 1.750.000 anni fa, durante l'inizio del periodo geologico del Pleistocene. 

Le strutture descritte nello studio sono, fino ad oggi, l'unico esempio conosciuto di coproliti dei capodogli allo stato fossile. La scoperta è molto importante, dice la dott.ssa Angela Baldanza, poichè una così grande concentrazione di resti di capodogli nel sito di Allerona, ci spinge a pensare che ci troviamo di fronte ad un grande cimitero di cetacei, aiutandoci a comprendere meglio il comportamento e la distribuzione dei capodogli nel Mediterraneo durante il Pleistocene.

Afferma il geologo Federico Famiani, anch'egli parte del team  che ha compiuto lo storico ritrovamento, che la zona era nota da tempo per i frequenti ritrovamenti di resti di cetacei. Federico è convinto che continuando a cercare ed ampliando il raggio della ricerca, nuove e meravigliose scoperte potranno essere fatte nella regione, aggiungendo altri tasselli che ci aiuteranno a capire di più sulla complicata storia geologica del Mare Nostrum.

 

AmberGris

L'ambra grigia in situ - foto cortesia di Roberto Bizarri

 

L'ambra grigia si forma per accumulo di sostanze grasse che proteggono l'intestino dei capodogli dalla azione abrasiva dei becchi dei calamari, che rimangono indigesti nel tratto finale dell'intestino.

L'ambra grigia attuale è usata nell'industria dei profumi per l'apprezzata proprietà di fissare, nel tempo, gli odori; si può trovare occasionalmente spiaggiata sui grandi litorali oceanici, poichè è leggera ed possiede la proprietà del gallegiamento. La pesca indiscriminata dei grandi capodogli, che ne ha purtroppo ridotto il numero ai minimi strorici, è stata in parte dovuta anche al grande valore raggiunto dall'ambra grigia sul mercato dei profumi e dalla cosmesi.

Fonte: Baldanza A., Bizzarri R., Famiani F.,Monaco P., Pellegrino R., Sassi, P. - Enigmatic, biogenically induced structures in Pleistocene marine deposits: A first record of fossil ambergris, Geological Society of America, July 2013

 

si ringrazia Angela Baldanza per le informazione e la disponibilità

 

Nando Musmarra ©