Il Museo di Storia Naturale di San Gallo (CH), un museo "paleontologo"


di Sergio Pezzoli

 

Chiaramente si tratta di un errore voluto...e capirete a breve il motivo.


Sainkt Gallen, è una città ad una ventina di chilometri dal lago Costanza a pochi passi dalla vicina Austria e non lontana dalla Germania. Architettonicamente e storicamente di pregio, i palazzi presentano i tratti tipici delle case dipinte sulle scatole dei cioccolatini (fin qui arriva la mia cultura artistico/storica...).

Ingresso Museo san Gallo

Nel centro della città, sorge un imponente Museo di Storia Naturale, recentemente riqualificato e morfologicamente simile al Museo di Storia Naturale di Milano anche se di minor superficie. Lo spazio espositivo è condiviso con il Museo d'Arte. Parte del piano terra, il piano seminterrato ed il sotterraneo sono dedicati alle scienze naturali con un occhio particolare alle peculiarità geologiche e paleontologiche della zona. Infatti, come tutti i musei naturalistici cantonali svizzeri, la missione primaria è quella di divulgare il patrimonio locale. Credo che questo sia un concetto assolutamente condivisibile, soprattutto per strutture che non sono dotate di spazi espositivi enormi. La medesima attenzione alla valorizzazione della storia naturale del territorio locale si può comunque ritrovare in tutti i musei svizzeri "statali" che conosco: il Museo di Lugano, quello di Zurigo, ed in parte anche nel museo cantonale di San Gallo, dove, però, la sezione geo-paleontologica è strutturata in modo differente, diciamo a più "ampio spettro".

Roccia con bivalvi e vertebre

Anche qui esiste la parte del museo dedicata al territorio di pertinenza del canton San Gallo e, come ci si potrebbe aspettare trovandoci in zona alpina e prealpina, la stragrande maggioranza dei reperti arriva dai monti...ma non solo: alcuni reperti sono stati trovati addirittura sotto la città durante le attività di scavo di alcune gallerie.

I monti, ben visibili dalle colline che dominano la città, sono ricchi di resti fossili delle più svariate epoche, tanto che è possibile rinvenirvi ammoniti, dinosauri, icnofossili, orsi spelei e molto altro ancora. La normativa di questo cantone, inoltre, prevede la possibilità di ricercare liberamente fossili, purché quelli considerati interessanti per la scienza siano portati ai referenti cantonali, fattore che in una comunità con una struttura sociale come quella elvetica incentiva la collaborazione tra istituzioni ed appassionati.

Le sale del museo di San Gallo, rinnovate da poco tempo, hanno saputo trovare il giusto equilibrio tra le applicazioni dedicate alla didattica e l'esposizione vera e propria (non solo per la parte paleontologica, bensì per tutto il settore naturalistico); è stato anche dato il giusto spazio a quella che Alberto Angela definisce lo "spettacolo della scoperta". Nell'accueil a lato della biglietteria è stato posizionato un blocco roccioso di notevoli dimensioni.

La roccia con le vertebre di squalo

Urs Oberli con il blocco contenente le vertebre di squalo

 

La roccia è stata prelevata di recente sul Chäserugg, una delle sette vette del Churfirsten, uno dei maggiori monti della zona. Il reperto si trova ancora nelle condizioni di rinvenimento. La roccia ruvida, costituita da un sedimento marino ricco in bivalvi, è stata erosa dal ruscellamento delle acque piovane che ha a messo alla luce diverse vertebre, alcune visibili frontalmente, altre di lato. Da un primo esame del dr. Tony Bürgin, direttore del museo nonché uno dei massimi esperti europei di pesci fossili, le vertebre dovrebbero appartenere ad un parente stretto dello squalo bianco, con una lunghezza stimata intorno ai 15 metri.

Altri resti riconducibili al medesimo esemplare sono stati trovati sparsi in un raggio di circa trenta metri, compreso un dente, fondamentale per una corretta classificazione dell'animale.
Vista la quota a cui è stato rinvenuto lo squalo e la mole del sedimento che lo contiene, il recupero è stato effettuato con l'ausilio di un elicottero delle forze aeree svizzere ed il piccolo documentario girato in quell'occasione è visibile al museo su uno schermo posto appena sopra il blocco.

Coccodrillo del Nilo

Scendendo la rampa di scale che porta all'esposizione permanente, ci si trova davanti ad un grande coccodrillo del Nilo, il nonno della collezione museale, uno dei primi pezzi acquisiti.

Ancora qualche gradino e si accede alla sala geo-paleontologica che celebra il patrimonio autoctono, ben illustrato tanto dai reperti quanto da pannelli e plastici. Una sezione stratigrafica tridimensionale del territorio san gallese ci fa ben comprendere gli sconvolgimenti tettonici subiti dalla regione durante l'orogenesi alpina. Una serie di fossili ritrovati nel territorio san gallese fanno da corollario.

Sezione stratigrafica tridimensionale

Un lungo corridoio ci introduce alle sale dedicate alla paleontologia su scala universale, allestite sotto forma di mostra (quel "fuori standard ad ampio spettro" a cui accennavo pocanzi); giunge qui il momento di presentare il nostro cicerone, Urs Oberli, conosciuto ed apprezzato preparatore san gallese che da anni collabora con i musei di tutta Europa. Fin qui ho parlato della bontà del patrimonio locale, della qualità museologica e della modernità delle esposizioni sorvolando volutamente un particolare: la stragrande maggioranza dei pezzi paleontologici esposti è stata trovata, scavata e preparata dal nostro amico Urs, incluso il blocco contenente il condritto (Carcharodon) appena ritrovato e posto all'ingresso del museo. La sala della paleontologia è introdotta da un diorama che rappresenta una ricostruzione del paleoambiente di questo cantone ventimila anni fa, durante una delle epoche interglaciali più interessanti per le testimonianze fossili pervenute fino a noi. In primo piano, una spiaggia, una palma caduta, una tartaruga, varie conchiglie ed una mandibola di squalo dominano la scena, sullo sfondo il solito caldo mare che oggi, a questa latitudine, ha lasciato spazio al freddo alpino.

Anotanosauro

Anatosaurus



Superato il diorama, giungiamo finalmente alla fantastica sala del dinosauro. Un magnifico esemplare di anatosauro meravigliosamente conservato all'interno di un nodulo enorme (o se preferite una concrezione), sapientemente preparato da Urs, il nostro cicerone, che anni or sono durante una campagna di scavo nel Montana trovò questo magnifico esemplare insieme ai resti di un triceratopo.
Trasportato dal deserto all'oceano e poi in nave sino in Europa, l'anatosauro ha terminato il suo viaggio al Museo di San Gallo, dove è stato sottoposto ad una preparazione durata quattro anni, sempre eseguita a porte aperte davanti ad un pubblico affascinato, che, giorno dopo giorno, ha potuto letteralmente vedere tornare in vita il bellissimo ornitopode fossile. L'
evento ha quindi assunto quella connotazione didattica che solo i moderni (ed intelligenti!) musei sanno dare.

blocco con anatosauro

Il pezzo esposto è originale, un anatosauro che giace sul fianco destro nella sua originale posizione di morte, sormontato dal suo scheletro ricostruito in postura di vita, in parte calcato dall'originale ed in parte plasmato ad interpretazione di quel poco che la roccia ancora nasconde. Il dinosauro è stato solo parzialmente studiato, l'aspetto che più ha attratto l'attenzione degli esperti è ben visibile in prossimità della coda, un ampio tratto di pelle fossilizzata ci mostra ancora i particolari dell'epidermide dell'animale, anche la cresta dorsale è ben visibile al di sopra delle vertebre lasciando al visitatore l'opportunità di "leggere" più che "immaginare".

Montana Badlands

Due icone del Montana: le Badlands e la Maiasaura

 

Una piccola bacheca a lato dell'anatosauro conserva altri reperti raccolti sul medesimo giacimento, in particolare ammoniti in nodulo ed una immagine vintage del sito risalente al periodo dello scavo, scattata da Sonja, la moglie di Urs mentre stava dalla cima di una collina allattando il figlio neonato.
Altra circostanza interessante inerente il giacimento è che come nel Cretacico, anche oggi in Montana si hanno le stesse condizioni tafonomiche, in particolare l'ambiente desertico secco determina la presenza di un gran numero di animali mummificati in maniera naturale.

pelle coda anatosauro

La coda dell'Anatosauro con la pelle fossilizzata

 

Ogni angolo del settore museale ci riserva nuove sorprese, subito sotto l'ornitopode è esposto un grosso nido di dinosauro, composto da nove uova (anche in questo caso il reperto è originale!). Frammenti di guscio, uova complete o interi nidi di dinosauro sono divenuti con il passare del tempo piuttosto comuni nei musei o più semplicemente nelle fiere mercato di fossili. Questo reperto ha però delle peculiarità, sia nella modalità di preparazione che nella conservazione. Generalmente come ci spiega Urs, le uova dal lato superiore sono rotte o comunque molto rovinate, mentre la parte della uova contenuta nella matrice è in un  migliore stato di conservazione, tanto che è prassi comune, dopo aver estratto l'uovo fossile dal sedimento, mostrare al pubblico la parte inferiore che è quella meglio conservata.

Uova di dinosauro

La parte inferiore del nido di uova di dinosauro riflesso in uno specchio

 


Nel caso del nido di uova di dinosauro conservato al Museo di San Gallo, il preparatore ha eseguito la pulizia di entrambi i lati delle uova, consentendo, mediante il posizionamento di uno specchio, di apprezzarne le differenze. Questo ci permette di focalizzare il momento della fossilizzazione. Il lato superiore delle uova è rotto in frammenti (possiamo comunque dire ancora "in connessione anatomica") presumibilmente a causa della nascita dei piccoli dinosauri. Il lato inferiore, piuttosto integro, presenta degli accumuli di colore biancastro che potrebbero essere ciò che resta della materia organica fuoriuscita dall'uovo al momento della schiusa. L'ipotesi, che in prima istanza pare abbastanza azzardata, prende consistenza quando Urs ci fa notare alcune piccole ossa di baby dinosauri ritrovate a pochi passi dal nido... pochi reperti, poche parole e la nostra fantasia ci ha riportato agli attimi drammatici che seguirono la schiusa, un flash di immaginazione che credo sia inutile descrivere oltre... tutti voi paleontofili lo starete gia' immaginando...

Uovo di dinosauro

Un uovo di dinosasuro visto dall'alto

 

Il lato superiore delle uova di dinosauro che, come si è detto, è spesso rovinato, ma in questo caso è solo rotto e le uova hanno conservato la loro ornamentazione... ormai gli occhi hanno cominciato ad uscirmi dalle orbite per l'eccezionalità di queste gemme paleontologiche.

Rettile Volante

La stanza delle meraviglie non finisce di regalarci sorprese. Una vetrina contiene i resti di un rettile volante proveniente da una campagna di scavi effettuata da Urs Oberli in Brasile. Un pannello con le ricostruzioni dei crani degli altri rettili volanti ritrovati nel medesimo giacimento, sovrasta la vetrina con il reperto originale.

Plateosaurus

Plateosaurus


E ancora... un altro dinosauro, risalente al triassico, ci si staglia davanti. Il plateosauro, questa volta una ricostruzione dell'esemplare conservato al Museo di Zurigo, è stato montato sopra ai resti di un suo conspecifico trovato nei dintorni di San Gallo.

Altri reperti di varia tipologia, raccolti in una vita di scavi, lavoro e passione da Urs Oberli concludono l'allestimento, i cui lavori sono durati quattro anni, e che, tanto per cambiare, sono stati curati in prima persona dal nostro preparatore, dalla progettazione fino alla realizzazione fisica della sala.

Laboratorio Urs Oberli

Il Laboratorio di Urs Oberli

 

Dirigendoci verso l'uscita l'occhio cade su alcuni altri reperti paleontologici sparsi tra le vetrine dedicate alla zoologia, in particolare attira la nostra attenzione una vecchia collezione di denti di squalo e di resti di sirenidi, interessanti soprattutto per il loro valore storico, visto che appartengono ad una delle prime collezioni del Museo, risalente ad un centinaio d'anni fa.

Ora, spero risulti più chiaro il titolo dell'articolo. Le sale del museo dedicate ai fossili, sono uno scrigno che racchiude i tesori di una vita intera dedicata alla paleontologia dell'amico Urs. Questo museo, ben allestito e ricco di attrazioni naturalistiche trova in questa sezione un vero motivo di vanto ed una sicura attrazione per tutti gli appassionati.

Urs Oberli

 

Sergio Pezzoli © 2009