Archaeopteryx

 

di Peter Wellnhofer


recensione a cura di Diana Fattori


Archaeo1

Archaeopteryx, Der Urvogel von Solnhofen, di Peter Wellnhofer. Verlag Dr. Friedrich Pfeil, 2008, ISBN 978-3-89937-076-8 Euro 78.00 (in tedesco) Euro 58 (in inglese)

Ci sono località fossili che attraggono più di altre l'interesse degli appassionati o dei semplici curiosi. La formazione che si trova nella zona intorno alla piccola città di Solnhofen nel Bayern tedesco, è senza dubbio una di queste. La sua storia inizia circa 150 milioni di anni fa, durante il Giurassico, quando la maggior parte dell'Europa era sommersa dall'acqua. Dove oggi si trova la valle del fiume Almuthl, nel Giurassico c'era la costa di un vasto oceano, contornato da scogliere di spugne e barriere coralline che lo separavano dalla laguna salmastra.

Quando la tranquillità dell'oceano era disturbata da forti tempeste, grandi masse d'acqua salata si riversavano nella laguna, catapultando anche molte creature marine che difficilmente riuscivano a tornare al mare aperto, più spesso soccombevano a causa dell'habitat fortemente salino della laguna. Una volta morte, queste creature raggiungevano il fondo e venivano ricoperte da un fango dalla grana molto fine. Questo speciale sedimento ha preservato i dettagli più delicati dei resti di un oceano pietrificato, di una varietà straordinariamente ampia di piante e animali giurassici.

Oltre all'acqua dell'oceano, anche l'acqua dolce si riversava nella laguna: piogge torrenziali e allagamenti trasportarono piante e animali terrestri, così come insetti e altre occasionali creature volanti, che vennero scaraventate sulla superficie dell'acqua dove, successivamente, annegarono.

Così probabilmente finirono nella laguna i poveri Archaeopteryx, gli uccelli primordiali che hanno reso la formazione di Solnhofen famosa in tutto il mondo e a cui questo libro è dedicato.

L'autore del libro è Peter Wellnhofer, massimo studioso mondiale dell'Archaeopteryx, direttore del Bayerischen Staatssammlung fur Paläontologie und Geologie di  Monaco, un'istituzione che ospita alcuni dei fossili di pterosauro più importanti al mondo.

Gli Archaeopteryx sono tra i più antichi uccelli mai scoperti. Alcune caratteristiche arcaiche (il cranio primitivo, la mascella dentata, gli artigli sulla punta delle dita nelle ali e la lunga coda) rimandano alla loro origine rettile. Ma l'Archaeopteryx ha una caratteristica speciale che lo classifica senza dubbio alcuno come uccello primordiale: possiede le piume.

Questo mosaico di caratteristiche primitive e avanzate ha portato a considerare  l'Archaeopteryx come una forma transizionale, un "missing link" tra due diverse classi di animali, rettili e uccelli. E' facile comprendere come la scoperta di un fossile così importante servì da prova alla teoria evolutiva di Charles Darwin a solo due anni dopo la pubblicazione del libro "On the Origin of the Species" nel 1859, causando un infinito dibattito tra gli anti-darwinisti come Richard Owen e Andreas Wagner da un lato,  e Thomas Henry Huxley, il "mastino" di Darwin dall'altro.

 

Di questo fossile così speciale sono stati ritrovati, fino ad oggi, solo dieci esemplari, tutti nella formazione di Solnhofen in Germania. Ognuno degli esemplari prende il nome dalla città in cui è conservato.

La prima prova dell'esistenza degli uccelli in un periodo più antico del Terziario e' stata una singola piuma trovata in una cava vicino Eichstatt;  poi nel 1855 è stato trovato il primo scheletro di Archaeopteryx completo, l'esemplare londinese fiore all'occhiello del British Museum; successivamente è stato ritrovato quello che, probabilmente, è dei dieci il più bello, l'esemplare N.2 in esposizione al Museo di Storia Naturale di Berlino.

Il N.3 è l'esemplare detto di Maxberg, sparito dalla circolazione alla morte del suo proprietario, Eduard Opitsch, sopraggiunta nel 1992.

Il N.4 è l'Archaeopteryx di Haarlem, Olanda, conservato al Teylers Museum. Identificato correttamente solo nel 1970 da John Ostrom, per quasi un secolo è stato considerato uno Pterodactylus crassipes. Non si tratta di un fossile completo, mostra comunque l'impressione dell'ala.

Il N.5 è il bellissimo esemplare di Eichstätt conservato nel locale Jura Museum. Inizialmente considerato un esemplare giovanile di Compsognathus, fu identificato correttamente nel 1973 da F. M. Mayr. Anche se ben preservato, è visibile su entrambi i lati della lastra, manca completamente dell'impressione delle ali e della furcula.

Il N.6 è L'Archaeopteryx di Solnhofen. Trovato nel 1960, anche questo esemplare è stato inizialmente considerato un Compsognatus, e solo successivamente sono state identificate le piume e la creatura è stata aggiunta alla lista degli Archaeopteryx lithografica.

Il N.7 è l'esemplare di Monaco. Contrariamente ai cinque precedenti è stato identificato come una nuova specie, Archeopteryx bavarica.  E' un fossile molto bello composto da due lastre, positivo e negativo, mostra un piccolo sterno ossificato e impressioni di piumaggio.

Il N. 8 è un altro fossile parziale. Trovato a Daiting, nel 1990, è considerato un giovane Archaeopteryx.

Il N.9 è il cosiddetto "Chicken wing", probabilmente l'"osso di pollo" più famoso del mondo, un esemplare parziale ritrovato appena nel 2004. Conserva l'impressione di un'ala.

Il N.10, l'Archaeopteryx siemensii (Mayr, 2007) è stato ritrovato come tutti gli altri in Germania, poi ha attraversato l'oceano per essere acquisito dal Museo di Thermopholis nel nord del Wyoming, Usa, proprietà di un signore tedesco che adora i fossili e che ha creato questo bellissimo museo immerso nella Morrison formation, devoto soprattutto ai dinosauri, dove un "missing link" di questo calibro non sfigura affatto!

Nel libro, Wellnhofer rivolta i fossili di Archaeopteryx come un guanto, compiendo una profonda analisi su tutti gli esemplari, corredando le spiegazioni con fantastiche fotografie, e, successivamente, passa ad analizzare l'Archaeopteryx sotto il profilo anatomico e in relazione ai rettili e agli uccelli cinesi ritrovati negli ultimi anni.

Il volume è disponibile tedesco o in inglese. Per informazioni www.pfeil-verlag.de


Diana Fattori ©2009