FOSSIL INSECTS – An Introduction to Palaeoentomology

INSETTI FOSSILI- Introduzione alla palaeoentomologia

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Fossil insects- An introduction to palaeoentomology, di D. Penney & J.E. Jepson (with artwork by Richard Bizley), Siri Scientific Press, Manchester, UK, ISBN 978-0-9574530-6-7 82014), Lingua Inglese, Soft Cover, 224 pp., 240 foto e illustrazioni a colori, 32.50 sterline.

 

Molti sanno che gli insetti sono un gruppo dominante sul pianeta, sia in termini di specie descritte che di individui. Pensate che è stato calcolato che nelle foreste tropicali le formiche formano da sole il 15% della biomassa totale, pesando più di tutti i vertebrati messi insieme. Gli insetti sono essenziali per alcune piante che dipendono da una singola specie per essere impollinate, altrimenti rischierebbero l’estinzione. Anche alcuni mammiferi, come ad esempio i pipistrelli, dipendono dagli insetti, essendo questi ultimi la loro sola fonte di nutrimento. E queste minute creature vivono sempre a rischio estinzione se muta intorno a loro l’habitat costituito dalle piante e dagli animali che li ospitano. Allo stato attuale delle conoscenze ignoriamo il numero delle specie di insetti che esistono sulla terra, il range stimato vada 2 a 100 milioni, con circa un milione di specie descritte formalmente.

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Questo nuovo libro di David Penney e James E. Jepson ha l’intento di introdurre il lettore nell’affascinante microcosmo della palaeoentomologia, ovvero lo studio degli insetti fossili. Il libro è riccamente illustrato sia con dozzine di fotografie degli insetti fossili sia con eccellenti ricostruzioni dei paleoambienti attraverso le varie ere, che coinvolgono visivamente il lettore e lo portano per mano a comprendere un argomento che diventa immediatamente semplice e chiaro.

Gli insetti esistono da tempi immemori, il primo record fossile risale al Devoniano inferiore, dove nelle rocce del Rhynie Chert in Scozia è stato trovato il primo esapode.

Gli insetti fossili si sono preservati attraverso vari tipi di fossilizzazione, anche se dal Cretaceo in poi, la maggiore fonte di insetti fossili è stata l’ambra. Nell’ambra baltica, la più studiata al mondo, si presenta spesso il problema del “Vermelung”, cioè una patina bianca che si forma sull’inclusione che spesso oscura caratteristiche di interesse tassonomico. In generale, più l’ambra è giovane (come quella miocenica della Repubblica Dominicana) e migliore è la conservazione. Anche il copale preserva spesso particolari delicati che raramente fossilizzano su roccia. L’ambra ha però una nota dolente: si frattura e scurisce una volta esposta alle varie temperature e all’umidità, e col tempo rischia di disintegrarsi.

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Gli insetti fossili possono essere preservati anche nella roccia, contrariamente a quelli inglobati nell’ambra sono per lo più bidimensionali, e conservano dettagli più o meno buoni a secondo del tipo di sedimento. Una delle caratteristiche più interessanti dell’ambra è la preservazione del “comportamento” delle specie degli insetti, poichè congela, bloccando per sempre come in una istantanea fotografica, tutta una serie di comportamenti. Lo studio di questi comportamenti fossili si chiama palaeoetologia, e nel libro è dato ampio spazio alla loro osservazione e analisi: la taphocenesi o palaeobiocoenesi, l’accoppiamento, la predazione, il parassitismo, la simbiosi, la comunicazione che avviene emettendo suoni via organi stridulatori o con colorati display visivi (a volte allo stato fossile in alcuni giacimenti si sono conservati addirittura i colori metallici originali)

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Nel libro vengono citate dozzine di località dove sono stati ritrovati insetti fossili, divise per continente e per tipo di fossilizzazione (ambra e roccia). Alcune di queste località sono molto famose, altre meno, si tratta comunque sempre di giacimenti dove sono stati rinvenuti esemplari di qualità eccezionale.

Un successivo capitolo del libro ci porta alla scoperta della diversità degli insetti fossili, suddividendoli in famiglie, e per ognuna vengono descritte brevemente il range geologico, l’identificazione, il numero di specie descritte e il record fossile in paleontologia, cioè quale di queste famiglie è presente nel registro fossile e dove è stata ritrovata. Questo argomento apparentemente difficile viene affrontato in maniera accessibile, e seguendo il percorso organizzato da Penney e Jepson ti ritrovi, alla fine, ad aver assimilato informazioni godendo del piacere della lettura.

Perchè studiare gli insetti fossili? Per scoprire tante informazioni sull’evoluzione. Questi sono tempi buoni per i paleoentomologi: l’uso di nuove tecniche come i raggi X, la tomografia computerizzata e i moderni microscopi aiutano lo studioso ad avere immagini perfette con mezzi precedentemente inimmaginabili.

Fossil Insects è un altro titolo della Siri Press, una casa editrice particolarmente prolifica e varia (ne abbiamo già parlato qui, qui e qui). In questa sezione sono stati recensiti altri libri del medesimo editore, e devo confessare che questo è quello che mi è piaciuto di più, perchè mi ha reso comprensibile un argomento che da tempo desideravo approfondire. Il mondo degli insetti è affascinante, per cui dimenticate le inutili fobie su di loro e procuratevene una copia. Scoprirete un mondo sconosciuto popolato da presenze millenarie, come le libellule, che da gigantesche nel Carbonifero, si sono conservate, quasi immutate fino ai giorni nostri dopo milioni di anni. Noi umani potremo fare lo stesso?