La Costa dei Dinosauri

di Diana Fattori

paleoart di Loana Riboli

 

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Il Muja, come mostra la foto aerea, ha la forma di impronta tridattila. Nell'unghia del dito centrale c'è l'ufficio del suo direttore, Josè Carlos Garcia-Ramos


La Spagna è un paese che ho sempre amato, da quando giovanissima e zaino in spalla ci sono andata la prima volta. Mi piace la lingua, immediata e musicale per noi italiani, mi piace il cibo, semplice e saporito. Soprattutto la Spagna mi piace moltissimo sotto il profilo paleontologico, che ogni volta riesce a sorprendermi, sfoderando luoghi, fossili e giacimenti assolutamente unici.
Recentemente ho visitato uno dei Musei più nuovi e interessanti di tutta la Spagna, si tratta del Museo del Jurasico de Asturias, in arte MUJA.
Il luogo in cui si trova è bello da togliere il fiato: è stato costruito sulla collina di San Telmo nei pressi della piccola città di Colunga, affacciato sulla meravigliosa costa asturiana, nel nord della Spagna. La sua struttura è assolutamente singolare: l'architetto che lo ha progettato, Rufino Garcia Uribelarrea, lo ha concepito come una gigantesca impronta di dinosauro teropode.

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Tracce di stegosauro (Deltapodus), giacimento di Tereñes

 


Adesso chiudete gli occhi, e immaginate di salire su una collina immersa in un bosco di profumati eucalipti, e di trovarvi di fronte ad una impronta tridattila gigante, contenitore di magnifici fossili giurassici... e non è finita qua! Sulla costa dove affacciate, sia a destra che a sinistra, per chilometri, potrete vedere in situ i fossili per i quali il Muja è famoso: tracce di dinosauro che attraversano la costa asturiana, testimoni di passeggiate giurassiche di dinosauri appartenenti ai principali gruppi conosciuti: teropodi, ornitopodi, sauropodi e tireofori (specialmente stegosauri).

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Uno Stegosauro lascia le sue impronte sulla costa asturiana. Notate il close-up della forma particolare della traccia. Illustrazione di Loana Riboli



Il direttore del museo è Josè Carlos Garcia-Ramos, Professore del Dipartimento di Stratigrafia della Facolta' di Scienze dell'Universita' di Oviedo. Da ragazzo andava a villeggiare a Colunga, e nel 1969, individuò la prima serie di "turbazioni" nella località La Griega, vicinissima all'attuale museo.

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Josè Carlos Garcia-Ramos tra le sue amate tracce


Avendo una formazione di geologo esperto in stratigrafia, cominciò ad interrogarsi su cosa avesse provocato quelle impressioni nella roccia. Raccontarlo adesso sembra tutto semplice e scontato, ma alla fine degli anni 60, anche se evidentemente si conoscevano già le tracce di dinosauro, l'icnologia era una scienza in progress, una branca accessoria della paleontologia. I suoi studi pionieristici vennero pubblicati solo nel 1975.

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Queste tracce di sauropode sono tra le più grandi del mondo. Playa La Griega


La Spagna non è nuova alle tracce di dinosauro, e nella tradizione popolare c'è stata spesso una leggenda che giustificava la natura di quelle orme giganti (per esempio nella regione de La Rioja erano ritenute le impronte del cavallo dell'Apostolo Santiago, le cui reliquie trovate a Compostela, hanno dato origine al famoso Cammino, ancora oggi affollatissimo di pellegrini). Una volta intuita la verità, Josè Carlos Garcia-Ramos cercò a lungo informazioni sulle credenze popolari legate alle tracce, senza mai trovare nulla. Sembrava che quelle lunghe piste di dinosauri fossero rimaste sempre invisibili agli abitanti della zona.

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Laura Piñuela fa parte dell'equipe investigativa del Jurasico d'Asturias dal 1996. Laureata all'Università di Oviedo, la sua tesi di dottorato è incentrata selle tracce di dinosauri bipedi e sui rettili volanti (pterosauri) del Giurassico delle Asturie.


Negli anni Josè Carlos e il suo team scientifico hanno tracciato mappe con precisione certosina, indagando roccia per roccia, spiaggia per spiaggia, tutta la costa asturiana, concludendo che le tracce si estendono in un territorio compreso tra le città di Gijon (Xixon) e Ribadesella e risalgono al Giurassico superiore (tra 160 e 140 milioni di anni). L'importanza della scoperta consiste nel fatto che mai prima di allora erano state identificate tracce di dinosauro nel Principato delle Asturie, inoltre era una delle prime volte che tracce risalenti a quel periodo geologico venivano identificate in Spagna. Va sottolineato che i giacimenti giurassici asturiani sono contraddistinti dalla relativa abbondanza, diversità di forma e grandezza, ampia distribuzione e buona conservazione delle tracce.


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Muja09.jpgUna delle difficoltà che incontra ogni giorno il team degli icnologi del Muja, consiste proprio nella visita ai giacimenti. La costa asturiana si trova nel nord dell'Europa bagnata dal mar Cantabrico. A quelle latitudini le maree sono molto diverse da quelle a cui siamo abituati nel Mediterraneo: la differenza tra bassa e alta marea (ed in particolare tra la "marea viva"e la "marea muerta", rispettivamente la più alta e la più bassa del mese lunare) può raggiungere anche parecchi metri, questo significa che una spiaggia, per quanto ampia, può essere letteralmente sommersa dal mare, per ritornare sei ore dopo in tutto il suo splendore (e questo rende pericoloso addormentarsi sulla spiaggia: potreste risvegliarvi sul materassino direttamente al largo!!!). Le maree contribuiscono anche al proliferare delle alghe sulle rocce, creando un tappeto verde estremamente scivoloso, che rende difficile camminarci sopra. Durante la pioggia o dopo periodi di mal tempo, le alte scogliere sono pericolose, perchè c'è il serio rischio di frane.

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Ome ha conseguito un dottorato di ricerca all'Università di Saragozza con tesi sui Dinosauri Barremiani di Teruel (Aragona). E' entrato nel team del Muja nel 2006. Qui è ritratto accanto ad una traccia di teropode nel giacimento di Argüero (Villaviciosa)

 


Insomma, come dice l'adagio, c'è sempre qualcuno a guardia del tesoro, ed il team del Muja deve considerare ogni giorno questi problemi. Il gruppo di eroi è composto da appena tre persone, Josè Carlos Garcia- Ramos, Laura Piñuela e Josè Ignacio Ruiz-Omeñaga detto amichevolmente Ome, tre paleontologi che in pochi anni hanno messo su un museo con i fiocchi.

Il museo è nuovo, ha aperto i battenti il 31 marzo 2004, ed è diventato in breve tempo il più visitato delle Asturie. Il Muja include tre principali aree tematiche, ognuna dedicata ad uno dei periodi geologici che formano il Mesozoico: il Triassico, il Giurassico e il Cretaceo. Queste esposizioni illustrano differenti aspetti relativi alla vita dei dinosauri, le terribili lucertole apparse nel Triassico circa 230 milioni di anni fa, ed estinte alla fine del Cretaceo.

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La zona dedicata al Triassico espone non solo le ossa, ma anche le tracce fossili (icniti, gastroliti, impronte di pelle, uova e coproliti) dei dinosauri, ed illustra al visitatore le differenze tra dinosauri ed altri rettili non dinosauri (definiti "falsi dinosauri") basandosi sulle novità evolutive che contraddistinguono i primi dai secondi. A rappresentare la categoria dei dino triassici c'e'una replica del Plateosaurus tedesco del giacimento di Trossingen e resti spagnoli provenienti dal giacimento de Montral-Alcover nella Sierra de Prades vicino Tarragona.

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Lungo la parete che divide l'area espositiva del Triassico dal Giurassico ci sono i ritratti corredati di una piccola biografia di alcuni dei piu' famosi dinosaurologi (Buckland, Mantell, Marsh, Cope, Brown, Nopcsa, Royo y Gomez, Colbert e Owen).

 

Nella zona Giurassica viene spiegato cos'è un dinosauro e le sue caratteristiche peculiari, Per i sauropodi vengono analizzati aspetti anatomici come il peso, la posizione del collo, i muscoli degli arti, il sistema circolatorio (c'è anche la ricostruzione del cuore, gigante, di un sauropode) e vari tipi di crani.

La zona che riguarda i teropodi pone l'accento sugli elementi di difesa e offesa come i differenti tipi di denti e le unghie.

Per gli ornitopodi si sono volute evidenziare le caratteristiche morfologiche relative alla loro dieta vegetariana. Vengono infatti illustrate, attraverso i resti fossili, come si nutriva un dinosauro erbivoro (parte anteriore della bocca priva di denti, batterie dentarie, ossa del cranio che aiutano la masticazione, esistenza delle guance).

I tireofori sono mostrati nei loro elementi difensivi: placche ossee usate come scudi, code ricoperte di spine e di "mazze".

Nella parte centrale c'e' una replica di un grande Camarasaurus proveniente dagli Usa.

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Brachiosaurus - Loana Riboli

 


Naturalmente nel Giurassico non c'erano solo i dinosauri, ma anche una ricca fauna marina, rappresentata al Muja con una selezione di fossili provenienti dal famoso giacimento tedesco di Holzmaden: esemplari di Ichtyosaurus e Plesiosaurus, coccodrilli, pesci e giganteschi crinoidi.

L'ultima parte del Mesozoico e' il Cretaceo. In questa zona del museo, ai visitatori vengono fornite informazioni sul comportamento dei dinosauri. Negli ultimi anni, la paleontologia ha fatto passi da gigante, e per quanto, spesso, si resti nel campo delle ipotesi, oggi conosciamo aspetti della loro riproduzione (che avviene attraverso la deposizione di uova nel nido) o del loro comportamento sociale (strutture di comunicazione sonore, come nel caso del Parasaurolophus).

Il Cretaceo termina con una estinzione di massa dovuta, probabilmente, ad una concomitanza di eventi (impatto di un meteorite di grandi dimensioni, eruzioni vulcaniche, cambiamenti climatici e geografici eccezionali). Vengono esposte le teorie più accreditate secondo le quali i dinosauri non si sono estinti del tutto: la scoperta dell'Archaeopteryx e le similarità evolutive con alcuni dinosauri hanno portato alcuni studiosi a teorizzare una transizione tra dinosauri non aviani e uccelli.

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Il Muja ha scelto due "pezzi forti" per commentare il Cretaceo: una coppia di Tyrannosaurus rex e rarissimi esemplari di fossili provenienti dal giacimento spagnolo de Las Hoyas, vicino Cuenca, dove sono stati ritrovati resti fossilizzati di uccelli.

Lasciato il Cretaceo, si entra nell'area post mesozoica, dove si possono ammirare fossili provenienti dal sito di Llamaquique, nei pressi di Oviedo. Si tratta di vertebrati terrestri, come il Cantabrotherium truyolsi, un antenato dei moderni cavalli. Più avanti c'è una esposizione sui fossili umani ritrovati ad Atapuerca, vicino Burgos.

Proprio quando la visita al museo sembra terminata, ecco che ci si trova dentro la sala più bella, quella sul Giurassico delle Asturie. Come vi ho già accennato, questo periodo geologico è localmente caratterizzato soprattutto da impronte di dinosauro, ma nelle loro investigazioni ai giacimenti il team del Muja ha salvato dalla furia corrosiva delle maree molti fossili, calchi di tracce, ossa e denti di diverse specie di dinosauri, ammoniti, belemniti, bivalve, gasteropodi, e resti di vertebrati come coccodrilli, tartarughe e pesci.

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Tracce di teropode, giacimento di Tereñes



Tra i fossili che mi hanno maggiormente colpito, ci sono dei brachiopodi ripieni di...petrolio! Questi organismi furono sepolti vivi dal fango accumulatosi durante una tempesta che sconvolse il mare giurassico asturiano circa 190 milioni di anni fa. Nel chiudere ermeticamente le valve per difesa e contrastare le condizioni avverse del temporale, i brachiopodi impedirono che il loro interno si riempisse di fango calcareo, che si accumulò rapidamente su di loro. Molto più tardi, quando questo fango si consolidò per effetto della pressione di nuovi sedimenti, il petrolio contenuto in essi occupò lentamente lo spazio vuoto lasciato all'interno dei brachiopodi dalla decomposizione della loro parte molle. Oggi, se questi brachiopodi vengono colpiti con un martello, fuoriesce ancora il petrolio contenuto nel loro interno!

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Su una parete della sala del Giurassico asturiano c'è una mappa gigante della Costa dei Dinosauri e alcuni computer vengono messi a disposizione dei visitatori per ottenere informazioni su nove giacimenti facilmente visitabili, maree permettendo, dove è possibile ammirare le tracce di dinosauro nella loro varietà, incluse quelle meno comuni di stegosauro. E' utile sapere che ai parcheggi di ogni giacimento ci sono cartelli esplicativi sui fossili trovati in situ, e, una volta scesi sulla spiaggia, altri segnali guidano il visitatore direttamente alle tracce.

Terminata la visita al museo, Josè Carlos e Laura mi hanno accompagnato a varcare quelle mitologiche porte dove c'è scritto "divieto d'accesso, riservato al personale", e mi sono ritrovata nella pianta bassa del museo, nei laboratori dove i fossili vengono puliti, catalogati e conservati... ho potuto ammirare calchi interni di tracce di dinosauro, tartaruga e coccodrilli, tracce dove è ancora conservata l'impronta della pelle, di forma tondeggiante, a mezzaluna, tridattila...mai viste così tante tutte insieme!

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Una manus di sauropode con evidenti tracce di pelle. Questo esemplare è stato uno dei primi al mondo in cui è stata osservata l'impressione tegumentaria

 


Il team del Muja sta preparando una mostra itinerante che si intitola "La costa dei dinosauri, il Giurassico nel mondo e nelle Asturie". La mostra si compone di nove moduli espositivi che spiegano tutto sulle tracce di dinosauro e le loro differenze, ed è corredata da tanti fossili originali. Mi auguro che arrivi anche in Italia, così che chi non avrà la possibilità di andare a Colunga, possa comunque ammirare, se non le tracce in situ, almeno quelle itineranti!

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La foto mostra quella che è, fino ad oggi, la traccia di teropode più grande del mondo. Misura 82 centimetri dalla punta al "tallone", senza contare il metatarso. Il primato era detenuto precedentemente da una traccia di T.rex trovata nel New Mexico, Usa.


La collezione di tracce giurassiche del Muja è una delle più complete d'Europa conservata in un museo. Particolarmente interessanti sono le tracce di stegosauro, che, estremamente rare altrove, sono state qui ritrovate numerose ed in condizioni eccellenti, alcune conservano addirittura l'impressione della pelle. Il museo possiede anche una delle collezioni più complete al mondo di tracce di Pterosaurus (e anche in questo caso molte conservano l'impronta della pelle) e di tracce di rettili non dinosauri, come le impronte di coccodrillo, tartaruga e lucertola.


Mi hanno colpito in modo particolare le tracce degli invertebrati, come vermi e crostacei che scavarono gallerie nel suolo giurassico. Al Muja è esposta la creazione "artistica" di un verme marino, una struttura chiamata Zoophycos (Cancellophycus secondo gli autori francesi), che è stata costruita nel fango probabilmente da un verme che realizzava le sue gallerie con un profilo caratteristico conico-elicoidale.

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Dinosauri... commestibili !!!


Ho trovato molto interessanti i ripple mark, le rocce che conservano tracce dell'azione dell'acqua, sia fluviale che marina, sui sedimenti giurassici. Decifrare questo tipo di fossili, trattati statisticamente e accompagnati da altri tipi di evidenze, aiuta lo specialista a ricostruire la storia geologica e paleografica del Giurassico. I ripple mark sono molto utili per determinare l'orientamento approssimativo dell'antica linea costiera, la direzione e l'intensità della corrente, la profondità dell'acqua e trovare le tracce dei venti che mossero le acque giurassiche.

Nessun altra costa al mondo conserva testimonianze così complete sui dinosauri. Per questo motivo il Governo del Principato delle Asturie, insieme ad altre cinque comunità spagnole e il Portogallo, sono in lista per il riconoscimento UNESCO delle tracce di dinosauro della Penisola iberica come Patrimonio dell'Umanità.

Il Muja è visitato con regolarità da esponenti della comunità icnologica mondiale. Paleontologi di fama come Martin Lockley (fan sfegatato di questa zona della Spagna), James Farlow e l'italiano Marco Avanzini, per citarne alcuni, qui sono di casa.

Quest'anno, dal 15 al 18 ottobre, il Muja ospiterà il Convegno della Società Spagnola di Paleontologia.

Per maggiori informazioni su come raggiungere il Muja, orari e prezzi dei biglietti www.museojurasicoasturias.com


Per saperne di più sul team scientifico del Muja consultate il loro blog su www.dinoastur.com

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Tracce di sauropode, Playa de Meron


Diana Fattori © 2001-2008

Grazie a Sara Nespral, Beatriz Pandiello e lo staff del Muja per l'aiuto fornito