DOVE I COWBOYS CAVALCANO I DINOSAURI


di Diana Fattori


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Prima di preparare Oomtar, viene tracciato un disegno sull'acetato per segnare la posizione di ogni singolo fossile


Tra i 50 stati che compongono gli Usa, il Wyoming è lo stato geologico per antonomasia. In ogni luogo, dalle catene montuose agli altopiani, la storia geologica della terra è scritta nelle rocce come fossero un libro. In alcuni posti questa storia si legge bene, in altri mancano interi capitoli, ma questa è un pò la natura della geologia. Dai trilobiti cambriani della Gros Ventre fm., al "supermercato" dei dinosauri giurassici di Como Bluff e di quelli cretacei della Lance Creek fm., dal mare fossilizzato pullulante di pesci della Green River fm. ai mammiferi oligocenici della White River fm., giusto per citare le più famose Lagerstätte, per molti paleontologi il Wyoming è il posto "dove ci si fa le ossa", in un paesaggio di frontiera, battuto dal vento, ricoperto di salvia selvatica, dove puoi andare con lo sguardo per cento miglia in qualunque direzione, e non incontrare case, fattorie o alberi che ti ostruiscano la vista.

Lo scorso maggio sono tornata in Wyoming per rivedere un vecchio amico che lavora al Tate Geological Museum, un museo universitario, che si trova all'interno del campus del College della città di Casper.

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Il museo deve il suo nome alla generosa donazione fatta da Marion e Inez Tate, e nonostante sia relativamente nuovo, è stato fondato nel 1980, ha una eccellente collezione di fossili molto particolari. Il simbolo del museo è tutto un programma: quelli di voi che non hanno familiarità con le targhe automobilistiche americane devono sapere che la targa del Wyoming ha il disegno di un cowboy che doma un cavallo selvaggio. Evidentemente il museo ha voluto scegliere come proprio logo un simbolo che non si allontanasse molto dall'idea del "Cowboy State": si tratta infatti di un cowboy che cavalca un ...dinosauro imbizzarrito!

L'amico che devo incontrare si chiama Jean Pierre Cavigelli, per tutti JP.


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Jean Pierre con parte della mascella di Oomtar

 

JP è decisamente una persona fuori dalle righe, un esempio per tutti quelli che sognano di lavorare nel mondo dei fossili, soprattutto dei dinosauri. Nato da qualche parte vicino Boston, doppia nazionalità americana e svizzera, una passione viscerale per i fossili, si è laureato in Biologia all'Università di Chicago. Il laboratorio non gli piaceva, il lavoro sedentario gli andava stretto. Così si è trasferito in Colorado e ha fatto il maestro di sci per qualche tempo, coltivando comunque negli anni la sua passione per la paleontologia, che lo ha portato a cercare fossili sia per privati che per università e musei.

Nel 1993 è andato per la prima volta in Niger con Paul Sereno, per partecipare alla spedizione che ha portato al ritrovamento dell' Afrovenator. Nel 1995 è volato in Mongolia con Bob Bakker per occuparsi di micro mammiferi per un progetto della Dinomation. Nel 1997 è tornato ancora in Niger con Sereno, e ormai per i touareg era diventato "Gachembaki" che in lingua tamacheck significa "barba". In effetti per un lungo periodo della sua vita (che è terminato con l'essere assunto al Tate Museum) JP ha avuto la barba più lunga che io abbia mai visto. I diari della spedizione di Sereno riportano che fu proprio Gachembaki ad entrare in sintonia con il tuareg Balla che parlava francese, chiedendogli se per caso non sapesse di qualche grande osso nel deserto appartenente a qualche animale che non conosceva... fu così ritrovato il gigantesco dinosauro africano del Tiguidi, la Jobaria tiguidensis.

Nel 1998 ha lavorato con Jack Horner del Museum of the Rockies per un campo studio sui dinosauri in Montana. Questa collaborazione gli fece conquistare l'immortalità fotografica del National Geographic.

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Quando l'ho conosciuto io, JP lavorava in proprio alla Western Paleo Safari, la compagnia da lui fondata che offriva viaggi organizzati per piccoli gruppi alla ricerca di fossili nel selvaggio west, soprattutto in Wyoming, ma anche nei confinanti stati del Colorado e dello Utah. Si andava dai dinosauri ai mammiferi, dai coccodrilli alle tartarughe, dai pesci agli insetti, dalle foglie alle ammoniti. JP conosce così bene il Wyoming, che tra i cercatori di fossili locali, il cowboy state è conosciuto come "il territorio di JP". L'avventura con la Western Paleo Safari è durata diversi anni, finchè JP non si è trasferito da Laramie a Casper, per lavorare al Tate Museum in pianta stabile come preparatore e coordinatore degli scavi.

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Una panoramica di una delle sale del laboratorio con JP e un giovane volontario. Sul tavolo al centro è appoggiata una delle scatole della Domtar Corporation che ha ispirato il nome di Oomtar


Considerando che non capita tutti i giorni di avere un amico che ha la possibilità di svelarmi i "retroscena" di un museo, ne approfitto per farmi un giro tra i fossili come madre natura li ha fatti, e ad assistere alle varie fasi della preparazione. Al momento della mia visita JP stava lavorando a un mosasauro ritrovato praticamente completo, a cui è stato dato il nome di Oomtar.

Che nome bizzarro! E' forse qualche eroe mongolo o magari una divinità dell'Africa nera? La soluzione è più stramba di quanto io possa immaginare: quando il fossile è arrivato al laboratorio, era contenuto in alcune grosse scatole di una cartiera canadese, la Domtar. Il tipo di alfabeto usato faceva sembrare, a prima vista, che la D fosse una O. Da qui Oomtar. Il mosasauro ha un eccellente stato di conservazione e le tante parti del suo enorme scheletro hanno occupato quasi interamente il laboratorio.

 

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Nei cassetti del museo sono conservati innumerevoli corni di triceratopo, ammoniti, fossili di dinosauri di specie diverse, e dovunque ci sia spazio, alloggiano grossi "plaster jacket" cioè involucri di gesso che contengono crani e altre parti di dinosauro. Curiosare dentro un laboratorio paleontologico per me è la cosa più divertente che ci sia. Al restauro dei fossili lavorano anche alcuni volontari (che oltre alla polvere devono sopportare la musica che viene selezionata ad insindacabile giudizio del capo laboratorio...), persone senza particolari competenze scientifiche, che vengono istruite a pulire i fossili e durante la stagione estiva collaborano agli scavi. Sotto la supervisione di JP, ogni volontario ha una parte di un fossile completo da pulire, chi ha una tibia, chi un femore, chi un'ulna... quando il lavoro complessivo è terminato, le varie parti vengono assemblate e il fossile ricostruito, con la soddisfazione dei partecipanti di vedere restituite agli occhi dei visitatori quelle che prima erano parti poco identificabili inglobate nella matrice.

Dopo aver gironzolato a lungo nel laboratorio, aperto tutti i cassetti (e provato a far combaciare qualche pezzo di corno di triceratopo), passo a visitare il museo vero e proprio, e nel farlo ho una guida d'eccezione: Russell J. Hawley, bravissimo disegnatore e coordinatore didattico del museo. Russell viene dallo stato di Washington, e dopo aver terminato l'Accademia di Belle Arti a Seattle ha lavorato come disegnatore specializzandosi nel disegno scientifico.

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Collaboratore della rivista Prehistoric Times che si occupa soprattutto di paleoarte, è arrivato al Tate quando Bob Bakker era curatore del museo (testimoniato da un grande disegno di un triceratopo che campeggia in alto, in fondo al museo. Questo dinosauro stilizzato negli ultimi anni è diventato la firma del celebre paleontologo). Gli ho chiesto di suggerirmi dei testi a suo giudizio fondamentali per un paleoartista, e Russell ne ha citati due: Cyclopedia Anatomicae di Gyorgy Feher (illustrata da Andras Szuriyoghy) e Animal Anatomy for Artist di Eliot Goldfinger.


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Russell J. Hawley


Il lavoro di Russell consiste anche nel disegnare gli animali come erano PRIMA di fossilizzarsi. Un risultato fantastico lo ha realizzato nella ricostruzione di una mortalità di massa di oreodonti (una specie di ovini dell'eocene) della White River fm.


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Il fossile in basso è una mortalità di massa di oreodonti. Se dalla foto non capite bene, guardate la ricostruzione che ha fatto Russell con il suo disegno...


Russell organizza anche lezioni di paleoarte in pillole per i visitatori del museo e cura la rivista del Tate Museum rispondendo alle domande dei lettori.

Annunciato da un certo trambusto arriva un gruppo di studenti, e la mia guida mi deve lasciare. Ne approfitto per continuare a gironzolare nel museo che, anche se non enorme come quelli dell'Est degli Stati Uniti, conserva esemplari invidiabili, come una collezione di serpenti e glyptosauri (una specie di lucertoloni estinti simili ai moderni Gila monster) della White River fm. del Wyoming che non si vedono in giro facilmente. Poi c'è una collezione di ammoniti svolte locali che ipnotizza qualunque visitatore....

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Sopra: Fossile di pterosauro, la sua traccia e un disegno che ricostruisce come camminava (quando non volava!) Sotto: Glyptosaurus sp., lucertolone dell'Eocene

 

Molti dei fossili esposti al museo sono il frutto degli scavi estivi in Wyoming, ai quali può partecipare chiunque sia interessato. Nel 2006 ci sono stati tre campagne di scavo sui dinosauri, tutte nella Lance Creek fm., che hanno dissotterrato un triceratopo e due hadrosauri. Al campo, oltre a scavare i fossili, si apprende l'uso del GPS, a leggere carte topografiche e geologiche, e a tracciare la mappa un quarry.

www.caspercollege.edu/community/campus/tate


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Uno dei momenti magici della giornata: assistiamo all'apertura del plaster jacket del triceratopo Quasimodo


La scorsa estate (gli scavi si tengono solo in questa stagione, considerando che il resto dell'anno è tutto coperto di neve) il Tate Museum si è occupato di scavare un mammouth che è stato trovato praticamente intero, ed è stato chiamato Dee dal nome dell'uomo che ha riportato la notizia del ritrovamento. Dee Zimmerschied stava manovrando un bulldozer per preparare l'impianto di un pozzo petrolifero in un ranch privato, e... sorpresa! Prima del petrolio ha trovato un mammouth!

Nel museo c'è anche una bella collezione di denti di squalo cretacei, relativamente comuni in Wyoming, favolosi esemplari di tartarughe dell'Eocene, una rara lastra composta da tante impronte di pterosauro.


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JP e David Brown


Mentre sono persa nei miei pensieri con il naso incollato alle vetrine, arriva JP accompagnato da David Brown, il direttore del museo, che non solo ha accettato di dargli il pomeriggio libero (chi ce l'ha un capo così?) in modo che possiamo andare a cercare fossili insieme, ma mi invita pure al simposio annuale che si tiene al museo: quest'anno il tema sarà "le Tracce fossili". Ci sarà la creme de la creme degli icnologi, purtroppo non ci sarò io, dato che il simposio si terrà ai primi di giugno...mi consolerò leggendo il resoconto che mi manderà JP...

Orbene, ai fossili! Arrivati al parcheggio saltiamo nell'auto di JP, che ha un'età non meglio identificata, variabile tra il Cretaceo inferiore e superiore (alcuni colleghi del museo sostengono essere coeva di Oomtar il mosasauro) riconoscibile dall'adesivo "Riunifichiamo Pangea".


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Alcune delle ammoniti ritrovate durante l'escursione nella Frontier formation


Dopo poche miglia di strada asfaltata, JP si infila in uno sterrato che, apparentemente, non porta da nessuna parte. Invece dopo diverse miglia "scuoti ossa", e l'incontro con un moderno cowboy che sta radunando la mandria...in sella ad un enduro (!), arriviamo al sito selezionato: si tratta di una esposizione della Frontier fm. (Cretaceo superiore). Il paesaggio è bello da mozzare il fiato, intorno a noi non c'è altro che spazio e silenzio. Ogni tanto un aereo, molto alto in quota, interrompe con la sua scia il blu perfetto del cielo. Alcune antilopi selvatiche ci spiano da lontano. Ognuno dei quattro componenti della improvvisata spedizione va in una direzione diversa, e in meno di tre ore il bottino finale complessivo sarà di diverse specie di ammoniti (inclusa una parte di una Didimoceras) un echinoide (ritrovamento eccezionale in questa formazione, che decidiamo di destinare al museo) e un carapace di granchio. Il posto sembra promettere bene, e varrebbe la pena di investigare più a lungo la zona, ma il sole comincia a calare, e considerando che non siamo organizzati per restare in mezzo al nulla, a malincuore torniamo verso l'automobile, forse è meglio fare dietro-front...


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Tre partecipanti al field trip: una folla sugli altopiani del Wyoming

 

Dopo tante emozioni, la fame comincia a farsi sentire, così decidiamo di andare ad una steakhouse di Casper, il Wyoming Best Bbq, che, come recita la pubblicità a caratteri cubitali al neon, è il miglior barbeque a nord della Mason-Dixie line. All'entrata, nonostante le persone del mio gruppo abbiano superato da un pò i 18 anni, ci chiedono di vedere i documenti, poichè questo è un ristorante dove si servono alcolici...sarà anche un gesto di colore locale, sarà che l'entrata è particolarmente scura... ma l'essere scambiati per minorenni mi sembra un pò esagerato...

Il barbeque però è davvero ottimo, e la birra marca Fat Tire del Colorado anche. E' stata una bella giornata tra fossili, altopiani e cieli infiniti, e tra un boccone e l'altro inizia qualche pettegolezzo. Ma questa è un'altra storia...

Diana Fattori © 2008