La Latimeria


di Sergio Pezzoli

paleoart: Davide Bonadonna

 

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© Davide Bonadonna

È senza dubbio il fossile vivente per antonomasia, la Latimeria, e proprio per questo motivo è stato scelto per dare il via a questa nuova rubrica.

Un pesce raro, appartenente al sottordine dei Celacantiformi, un gruppo con una storia affascinante da raccontare e la cui avventura evolutiva ha portato fino a noi solo due specie che annoverano pochi esemplari, dei veri e propri reduci di guerra.


Filogenesi

 

I Celacantiformi sono pesci ossei dell'ordine dei Crossopterygii e della sottoclasse dei Sarcopterygii, detti "pesci dalle pinne lobate" per la presenza di un primitivo lobo epicordale nella coda e di lobi muscolari nelle pinne pettorali e pelviche. Tra i "parenti" dei Celacantiformi vi sono personaggi illustri: i Rhipidisti, tutti estinti dal Permiano inferiore, considerati progenitori degli anfibi, e i Dipnoi (o pesci polmonati), adattati alle acque dolci, basse e fangose, alcuni di loro capaci di resistere a lunghi momenti di siccità entrando in estivazione e respirando aria con la vescica natatoria utilizzata come polmone.


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Undina penicillata un celacantiforme estinto - Museo di Storia Naturale di Parigi

I Celacantiformi esistono dal Devoniano ma ebbero la loro massima espansione nel Triassico. In passato erano distribuiti in tutto il mondo, con una novantina di specie che vivevano in acque dolci o in mari poco profondi. A seconda della specie le dimensioni potevano variare dai 15 ai 150 centimetri. Avevano il corpo tozzo, una grande coda gefirocerca trilobata, le pinne pari peduncolate e articolate, le altre pinne sostenute da raggi cartilaginei cavi, da cui il nome Coelacanthus che significa appunto "con le spine cave". I Celacantiformi si credevano estinti dal Cretacico, in realtà esistono oggi due specie superstiti: Latimeria chalumnae e Latimeria menanodensis. Queste specie possono considerarsi sopravvissute ai cambiamenti che determinarono la scomparsa di tutti gli altri membri del gruppo, arrivando fino ai nostri giorni praticamente immutate, dopo un viaggio lungo ben 70 milioni di anni.


Storia

 

La scoperta della prima Latimeria avvenne il 22 dicembre 1938, quando un peschereccio che pescava a strascico al largo della costa orientale del Sudafrica, nei pressi delle foci del fiume Chalumna, catturò uno strano pesce, mai visto prima. L'esemplare, intrappolato nella rete e portato in superficie ancora vivo, risplendeva di uno splendido colore blu metallico chiazzato di bianco, misurava un metro e mezzo e pesava 57 chilogrammi. I pescatori non sapevano di aver fatto una delle più grandi scoperte zoologiche del secolo, ciò nonostante notarono l'aspetto particolare del grosso pesce intuendo la somiglianza delle sue pinne a delle "zampe". Rientrati in porto avvisarono Marjorie Courtenay-Latimer, la conservatrice dell'East London Museum, un piccolo museo naturalistico della cittadina di East London, nella Provincia del Capo, in Sudafrica. Courtenay-Latimer era giovane ma sapeva il fatto suo e si rese presto conto di avere tra le mani un esemplare sconosciuto, con alcuni caratteri da pesce primitivo e altri che ricordavano i dipnoi. Si occupò immediatamente di rallentare la decomposizione del pesce e, per un parere esperto, si rivolse all'amico James Leonard Brierly Smith, l'unico ittiologo in Sudafrica in grado di studiare l'esemplare. Il risultato fu eclatante: non solo una nuova specie, ma anche la rinascita di un gruppo ritenuto estinto insieme ai dinosauri!


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Appunti redatti da Marjorie Courtenay-Latimer all'atto della scoperta

 

L'interesse del mondo scientifico per lo straordinario ritrovamento determinò un'eccitazione tale da avviare una caccia sfrenata nei confronti della Latimeria. Venne pubblicato un bando per la cattura di questi pesci, con la speranza di ottenerne degli altri, possibilmente vivi. Soltanto nel dicembre 1952, 14 anni dopo, un'altra Latimeria venne ripescata al largo delle Isole Comore, con esche calate tra i 70 e i 400 metri. Da allora sono stati individuati altri esemplari, tutti nei pressi delle isole Comore, fra la costa sudorientale dell'Africa e il Madagascar. Si è peraltro scoperto che gli abitanti di quelle isole si cibano da anni delle carni essiccate e salate di Latimeria, non ritenendolo comunque un alimento prelibato!


Tra il 1997 ed il 1998 un nuovo gruppo di celacanti è stato scoperto in Indonesia a nord di Saulawesi. Inizialmente si sono notate solo piccole differenze morfologiche rispetto alla popolazione delle Comore, in particolare la colorazione. Entrambi i gruppi possiedono un colore di fondo tendente al blu, entrambi sono punteggiati di bianco (la colorazione probabilmente ha funzione mimetica rispetto all'ambiente di vita caratterizzato da pareti rocciose colonizzate da spugne e molluschi) e in entrambi, dopo la morte, le macchie assumono colorazione marrone. La variante indonesiana porta però sul dorso e sulle pinne molte scaglie che, alla luce del sole, risultano dorate grazie ai riflessi dei loro denticoli.

L'enorme distanza geografica e le differenze anatomiche tra le due popolazioni hanno spinto gli specialisti ad un'indagine più approfondita.

Nel 1999 uno staff scientifico, capitanato dal genetista L. Pouyard, ha analizzato il DNA di esemplari appartenenti ad entrambe le varianti di Latimeria stabilendo che le specie erano in realtà due: Latimeria chalumnae e Latimeria menanodensis.


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Uno dei venti esemplari di Latimeria conservato al Museo di Storia Naturale di Parigi

 


Habitat

 

I pochi esemplari di Latimeria vivono in habitat ristretti e particolari: acque marine profonde oltre 300 metri nei pressi di sistemi di grotte di origine vulcanica. La popolazione della specie Latimeria chalumnae si trova lungo le coste del sud-Africa e del Madagascar, nei pressi delle isole Comore. La Latimeria menanodensis è invece tipica dell'Indonesia.

Holophagus - Coelacanthiformes che abitave l'arcipelago di Solnhofen
Holophagus: un celacantiforme che, durante il Giurassico, abitava l'arcipelago di Solnhofen

Anatomia

 

La Latimeria è un pesce veramente molto particolare. Ha il corpo piuttosto tozzo, cosparso di vistose scaglie di colore blu. Possiede due pinne dorsali e una potente caudale gefirocerca. Sul muso ha il rostro, un organo di senso capace di rilevare i campi elettrici, utilizzato per individuare le prede. Il rostro è un organo equivalente a quello degli squali e, secondo molti studiosi, è un carattere ancestrale. Diverse parti anatomiche della Latimeria risultano estremamente arcaiche, così da permettere di ricostruire il corso evolutivo di strutture molli che non si conservano nei reperti fossili. Grazie alla scoperta della Latimeria la biologia ha conquistato nuovi elementi di studio, in particolare per ricostruire il trend evolutivo che dai primitivi pesci ha portato ai tetrapodi.

In realtà alcuni caratteri ancestrali, nella Latimeria, hanno cambiato la loro funzione originaria e si sono specializzati per nuovi adattamenti di vita. Per esempio il polmone è stato sostituito da un riempimento di materia grassa con probabile funzione di galleggiamento, le pinne lobate vengono utilizzate per ottenere un estremo controllo del nuoto e non più, come si sosteneva in passato, come arti per muoversi sul fondo.


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Ricostruzione di Latimeria chalumnae, Grand galerie de l'evolution, Parigi

La Latimeria è ovovivipara. Le sue uova, dopo un periodo di incubazione, si schiudono all'interno del corpo materno. Gli embrioni continuano ad alimentarsi mediante il sacco vitellino finché, raggiunta la dimensione di circa 40 centimetri, vengono partoriti presentandosi alla nascita già completamente formati. Da adulti potranno raggiungere i due metri circa di lunghezza.

Sergio Pezzoli

Di seguito il link per chi volesse cimentarsi in un interessante quiz sulla scoperta del celacanto...

http://www.pbs.org/wgbh/nova/fish/quiz.html